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Appennino reggiano spopolato: -2mila persone in 10 anni

7 marzo 2024 | 09:48
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Appennino reggiano spopolato: -2mila persone in 10 anni

Secondo la ricerca di Lapam è un calo del 5,6% della popolazione nell’area: in otto anni 197 imprese in meno

REGGIO EMILIA – Nei sette Comuni che fanno parte dell’Unione montana dell’Appennino Reggiano (Carpineti, Casina, Castelnovo nè Monti, Toano, Ventasso, Vetto e Villa Minozzo), in cui risiedono 32.122 persone, si è registrata negli ultimi 10 anni una decrescita di 1.922 individui. Si tratta di un calo del 5,6% della popolazione nell’area, a fronte del 3% che ha interessato l’intera provincia nello stesso arco di tempo. Al 31 dicembre 2023 le imprese attive nel territorio sono 3.356, di cui 1.137 sono artigiane.

Sono i principali dati che emergono da un’analisi elaborata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato. In dettaglio lo spopolamento generalizzato che interessa tutti i sette Comuni è più accentuato a Ventasso (-10,4%), Villa Minozzo (-10%) e Toano (-8,2%). Oltre alle persone anche le imprese sono calate: nel lungo periodo dal quarto trimestre 2015 al quarto trimestre 2023 i Comuni esaminati ne perdono 197, con un calo del 5,5%, più marcato rispetto al -2,8% medio provinciale.

Le aziende presenti in Appennino reggiano sono soprattutto agricole e poi attive nelle costruzioni. Per Daniele Casolari, responsabile sindacale e delle categorie di Lapam Confartigianato, “è possibile fare impresa nei territori montani, ma questi dati dimostrano come ci siano oggettive difficoltà, come il reperimento di figure professionali dovuto in parte anche al calo demografico cui si è assistito in questi anni”. Per contrastare “uno spopolamento sempre più diffuso sia a livello di persone che di servizi è necessario investire nel territorio, nella qualità dell’offerta e nell’ampiezza delle possibilità”, esorta infine Casolari.

Proprio in questa direzione va il nuovo progetto della riserva della Biosfera Mab Unesco “Appennino tosco-emiliano” che intende coinvolgere gli esercizi di ristorazione del proprio territorio, riunendoli in un “network”, formandoli e stimolandoli a qualificarsi anche in termini di performance ambientali per rendere sempre più aderente la loro proposta ai pilastri di sostenibilità su cui il territorio della riserva sta basando il suo modello di sviluppo turistico e di marketing territoriale. Il progetto sarà illustrato martedì prossimo in un seminario on line.

L’adesione al network è gratuita e la biosfera pubblicizzerà questa caratteristica delle attività con vetrofanie e altri materiali. I ristoranti però dovranno aver soddisfatto quattro requisiti: avere sede in uno degli 80 Comuni della riserva della (nelle provincie di Parma, Reggio Emilia, Modena, Lucca, Massa Carrara, La Spezia), aver ideato un piatto il cui disciplinare di produzione ricade anche all’interno della Mab, aver attuato criteri basilari di sostenibilità nella gestione della struttura ristorativa e aver seguito almeno uno dei sei corsi di formazione sul tema della sostenibilità che sempre la riseva organizzerà con Formafuturo.