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Processo appalti Comune, il Pm: “Dietro gare perfette, un sottobosco”

29 febbraio 2024 | 17:57
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Processo appalti Comune, il Pm: “Dietro gare perfette, un sottobosco”

La Stignani: “Un ‘dietro le quinte’ molto distante da quanto si vede all’esterno e il cui scopo è sempre quello di limitare la concorrenza nei bandi”

REGGIO EMILIA – Nella vicenda dei presunti appalti truccati del Comune di Reggio Emilia c’erano “due universi paralleli”. Da un lato “una realtà finta che viene fatta vedere ai cittadini con atti tecnicamente perfetti” e dall’altro “un sottobosco, un ‘dietro le quinte’ molto distante da quanto si vede all’esterno e il cui scopo è sempre quello di limitare la concorrenza nei bandi”.

Al punto che “è avvenuto che anche in procedure molto allettanti si presentasse un solo partecipante”. Lo ha detto oggi il pubblico ministero di Reggio Emilia Giulia Stignani, nella requisitoria del processo sui presunti appalti truccati in Comune, con 20 imputati. Tra le gare oggetto di contestazione della Procura, secondo cui “chi le avrebbe vinte lo sapeva mesi prima”, una riguardava gli incarichi legali esterni del Comune per 60.000 euro affidati nel 2016 a due avvocati, fortemente voluti dall’allora dirigente del servizio legale Santo Gnoni, che chiamava il bando quello “dei ragazzi”.

Secondo il sostituto procuratore Valentina Salvi, che ha condotto l’accusa con Stignani, “i due avvocati redigevano per Gnoni, che era giudice della commissione tributaria, anche le sentenze di questo organo. Erano suoi dipendenti, ma pagati dal Comune”. Sotto la lente della Procura anche i servizi di brokeraggio assicurativo del municipio e la selezione del dirigente dell’Azienda di servizi alla persona.

C’è poi l’appalto per la gestione dal 2016 al 2019 dell’asilo nido “Maramotti” del valore di 850.000 euro. Ad aggiudicarselo era stata la società “Baby e Job, srl” (oggi parte civile), anche se era previsto che fosse affidato, nuovamente, alla cooperativa Panta Rei. Alla fine la società si vide revocare l’affidamento e una segretaria della commissione che si oppose, fu redarguita da Gnoni. Il bando più rilevante è però quello da 25 milioni con cui – tramite una gara europea – sono stati affidati per otto anni (dal 2016 al 2024) i servizi di gestione della sosta sulle “strisce blu”, del trasporto scolastico (gli scuolabus), dei servizi di controllo Ztl, e di bike-sharing.

A vincere è stato l’unico partecipante alla gara, il consorzio Tea, che registrava tra i suoi associati la società Til srl, già concessionaria del Comune per i medesimi servizi. Il bando, secondo l’accusa sarebbe stato configurato ad hoc per scongiurare la partecipazione di potenziali concorrenti. Tra i criteri prevedeva infatti l’aver lavorato per cinque anni con un Comune delle stesse dimensioni di quello del Comune di Reggio.

Infine un’altra presunta procedura illecita avrebbe riguardato l’affidamento del servizio di ripristino e sicurezza stradale, con rimozione dei mezzi coinvolti in incidenti. L’affidamento per sei anni del valore di 950.000 andò ai titolari alla Autofficina Corradini srl i cui soci (i fratelli Lorenzo e Vincenzo Corradini) sono anche loro imputati. Avrebbero infatti vinto il bando e “lasciato perdere” un credito di 2,7 milioni che vantavano verso il Comune (Fonte Dire).