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Paci: “Io indago senza guardare il colore politico”

14 febbraio 2024 | 20:47
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Paci: “Io indago senza guardare il colore politico”

Il procuratore capo: “Le cosche sono ancora operative, ci sono imprenditori legati ai clan impegnati in frodi fiscali”

REGGIO EMILIA – Durante la sua audizione di oggi in commissione parlamentare Antimafia il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, è stato più volte incalzato a dare un giudizio sulle affermazioni di Roberto Pennisi, ex sostituto procuratore della Direzione antimafia, swcondo cui Marco Mescolini (poi diventato procuratore capo di Reggio Emilia) non avrebbe indagato nella vicenda “Aemilia” su esponenti politici di sinistra.

“Non essendo un’indagine del mio ufficio, del resto antecedente al mio arrivo, non posso doverosamente dire nulla”, ribatte Paci. “Per le attività svolte negli ultimi anni – continua – posso però dire che si sono svolte inchieste e sono in corso processi che coinvolgono soggetti con ruoli in amministrazioni locali. Parlo del processo “Angeli e Demoni” e di quello sui bandi del Comune di Reggio Emilia, in cui sono stati indagati soggetti appartenenti a qualsiasi area politica perchè coinvolti in fatti oggetto di accertamento”.

Insomma, dice il magistrato, “non ho verificato lacune tali da evidenziare un preoccupante fenomeno di unidirezionalità delle indagini anche perché l’avrei denunciata”. Da “quando poi sono procuratore (dal giugno 2022) è mia cura svolgere indagini a 360 gradi senza guardare nè al colore politico nè all’appertenenza”. Inoltre nell’ultimo anno e mezzo “è stata altissima l’attenzione perché esponenti delle forze dell’ordine meno che chiacchierati venissero allontanati dalle strutture investigative”.

Ha poi aggiungo il procuratore capo: “La persistente vitalità della cosca Grande Aracri e di quelle collegate alla famiglia, dal mio osservatorio posso dire che certamente non è venuta meno. Molti degli imprenditori legati da legami parentali, di relazione o di iteresse con esponenti delle cosche li ritroviamo nelle organizzazioni che gestiscono le frodi fiscali sul territorio”. Significa “a mio giudizio che il livello di osmosi di queste modalità operative è oramai pressochè integrale”, conclude il magistrato.

Poi lancia un affondo: “Ancora oggi non riesco a capacitarmi del fatto che nonostante le straordinarie evidenze di questo fenomeno criminale, per esempio le segnalazioni di fatture per operazioni inesistenti da parte di professionisti, che pure sono obbligati per legge a farle, si contano sulle dita di due mani. Così come non vi sono segnalazioni adeguate, nonostante non siano mancate le occasioni per stimolarle, da parte delle associazioni imprenditoriali e dei sindacati che potrebbero anche non denunciare ma evidenziare alle autorità investigative come la Gdf un improvviso arricchimento di un concorrente rispetto alla fisiologica dinamica di mercato”. Insomma, conclude il procuratore, “da questo punto di vista il territorio non manda segnali chiari e precisi”.

Infine ha aggiunto che “nella logistica, assieme ai trasporti, è possibile vedere un massiccio uso di somministrazione illecita di manodopera che di fatto è sempre riconducibile a persone collegate alla ‘ndragheta. Ma tutto ciò avviene non attraverso modalità violente, ma contrattuali”. Spiegando uno dei meccanismi fraudolenti che viene applicato, Paci precisa: “Ai lavoratori vengono date qualifiche altisonanti, come se fossero autonomi non bisognosi di tutela. Quando in realtà non è così perchè si tratta di qualifiche fittizie” (fonte Dire).