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I carabinieri commemorano la medaglia d’oro Leone Carmana

13 febbraio 2024 | 17:22
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I carabinieri commemorano la medaglia d’oro Leone Carmana

Stamattina i militari hanno ricordato, al cimitero monumentale, l’eroe a cui è dedicata la loro caserma

REGGIO EMILIA – Stamattina i carabinieri di Reggio Emilia hanno commemorato, al cimitero monumentale, Leone Carmana a cui è dedicata la loro caserma. Erano presenti alla cerimonia, il tenente colonnello Aniello Mautone, comandante del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri, il maggiore Francesco Coratti, comandante della  compagnia di Reggio Emilia, i carabinieri reggiani in servizio e quelli dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo con, in testa, l’ispettore regionale tenente Giuseppe Ciriello e delle Associazioni combattentistica d’Arma.

Dopo la messa, officiata dal cappellano militare della legione carabinieri Emilia Romagna Don Giuseppe Grigolon, i carabinieri hanno deposto una corona alla lapide dell’eroe al cimitero monumentale di via Beretti. Alla cerimonia hanno partecipato anche le autorità cittadine tra cui il vicario della prefettura reggiana Caterina minutoli e rappresentanze della questura e del comando della guardia di finanza di Reggio Emilia che hanno partecipato insieme ai due nipoti dell’eroe.

Leone Carmana nato a Gazzano di Villa Minozzo l’11 novembre 1894 dai contadini Giovanni ed Emilia Masini, appena ventenne partecipò alla prima guerra mondiale inquadrato nel 7° Reggimento Fanteria, riportando due ferite. Transitato nell’Arma dei carabinieri al termine della guerra, vi operò fino al 1923, quando decise di ritornare alla vita dei campi, sposandosi e diventando padre di due bambine.

Purtroppo l’eroe, sopravvissuto a tremende prove, ancor giovane spirò per malattia all’ospedale di Reggio Emilia, il 10 febbraio 1926. E’ stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con questa motivazione: “Piantone all’ingresso di una polveriera, scorto l’avvicinarsi di una settantina di rivoltosi, che già si erano impossessati dei fucili di due corpi di guardia ed intendevano impadronirsi della polveriera stessa, ordinata la chiusura della porta dietro di sé, pur sapendo di precludersi così ogni via di scampo, rispose a colpi di moschetto al fuoco dei ribelli, mantenendosi saldo al suo posto, da solo benché ferito, dando così tempo al sopraggiungere di rinforzi, coi quali concorse poi a fugare i facinorosi, sventando in tal modo il criminoso tentativo. Esempio mirabile di eccezionale presenza di spirito, di coraggio e di altissimo sentimento del dovere”.