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Cinquanta anni di formazione infermieristica a Reggio Emilia

28 febbraio 2024 | 17:08
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Cinquanta anni di formazione infermieristica a Reggio Emilia

Un evento giovedì alle 15.30 al Malaguzzi celebra la storia della professione

REGGIO EMILIA – “I nostri primi cinquant’anni” è il nome dell’evento voluto dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Reggio Emilia per celebrare il traguardo raggiunto dalla Scuola regionale per infermieri della nostra città, confluita negli anni ‘90 nel corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Modena e Reggio con sede nello storico Campus San Lazzaro.

La “lunga marcia” di questa bella professione ha assistito all’evoluzione del ruolo dell’infermiere da semplice esecutore di mansioni standardizzate e a bassa complessità, ordinate dal medico, a un professionista autonomo, con un proprio codice deontologico, forte di una abilitazione conseguita attraverso un rigoroso percorso formativo universitario, con prospettive che traguardano la laurea Magistrale, master di primo e secondo livello e dottorato di ricerca. Questo nuovo infermiere, è bene sottolinearlo, oltre alle maggiori competenze tecniche e alla maggiore autonomia decisionale, ha mantenuto intatta quella capacità di relazione con il paziente e grande attenzione verso l’educazione alla salute già sviluppate negli anni della Scuola Infermieri.

L’appuntamento si terrà il prossimo giovedì 29 dalle 15,30 al centro Loris Malaguzzi di viale Ramazzini con la partecipazione della presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche Barbara Mangiacavalli. Dopo i saluti istituzionali della presidente dell’Opi di Reggio Emilia Maria Grazia Macchioni, il consigliere Stefano Colognese modererà la tavola rotonda “La formazione a Reggio Emilia”. Interverranno Marzia Prandi, Angelina Saffioti, Leonardo Sabbadin, Orazio Cassiani e Mirta Rocchi che rivestono o hanno rivestito ruoli di responsabilità in ambito infermieristico all’Ausl di Reggio Emilia, l’Hospice Casa Madonna dell’Uliveto e la Casa di Cura Villa Verde. Un ringraziamento particolare sarà tributato a Marcella Benassi, prima Direttrice della Scuola Infermieri Professionali di Reggio Emilia e a tutte le direttrici che hanno accompagnato i cambiamenti dei percorsi di formazione degli infermieri fino ai giorni nostri.

Sono migliaia gli infermieri reggiani cresciuti grazie a questa istituzione che già cinquant’anni fa poneva correttamente le basi di un approccio sanitario più che mai attuale. La formazione infermieristica, che un tempo avveniva nelle Scuole regionali, è diventata universitaria e ha consolidato il suo percorso di ricerca e definizione sia disciplinare che di profilo professionale. Oggi la mission infermieristica, che pone sempre al centro la relazione umana con il paziente, continua a svilupparsi integrando protocolli di assistenza basati sulle evidenze unitamente alla rivisitazione e allo sviluppo di nuovi modelli e teorie. L’infermiere, oltre ai normali contesti di cura, lavora in realtà innovative ricoprendo ruoli “chiave” come l’infermiere di famiglia e comunità, il case manager, il counselor, il vulnologo, il ricercatore anche con qualifiche specialistiche di laurea magistrale e master universitario. L’infermieristica è divenuta a tutti gli effetti una professione scientifica e intellettuale autonoma, esercitata da professionisti sanitari che ogni giorno si prendono cura dei malati e si dedicano alla ricerca, alla formazione e all’educazione sanitaria per il benessere dell’intera comunità.

“L’approccio della Scuola Infermieri – spiega Maria Grazia Macchioni, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Reggio Emilia – ha segnato un percorso per il futuro della professione stessa. In altre parole, l’esperienza formativa della Scuola e l’insieme di conoscenze che essa ha consolidato in termini di competenze degli infermieri, hanno influenzato chiaramente lo sviluppo del percorso universitario e dell’assistenza. In questa prospettiva, quanto ci viene lasciato non è solo un racconto, ma uno stimolo che guarda al domani con una chiara visione del futuro dell’assistenza”.