Pietre d’inciampo posate a Reggio, Montecchio e Rubiera

20 gennaio 2024 | 12:41
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Pietre d’inciampo posate a Reggio, Montecchio e Rubiera

A oggi, le pietre posate sono 96, le 22 nuove pietre nel 2024 porteranno il totale a 118

REGGIO EMILIA – Sono partiti in questi giorni a Reggio, Montecchio e Rubiera gli omaggi ad altri reggiani vittime del nazismo, ricordati grazie alla posa di pietre d’inciampo nei luoghi dove hanno vissuti liberi per l’ultima volta. Le attività sono promosse dall’istituto storico Istoreco per il Giorno della Memoria 2024, la giornata internazionale che ricorre il 27 gennaio e dedicata alla Shoah, lo sterminio programmato di sei milioni di ebrei attuato dal nazismo durante la seconda guerra mondiale.

Reggio Emilia è una delle città italiane più attive nell’impegno per la memoria e la sensibilizzazione su questi temi, che coinvolgono sia la storia collettiva sia le vicende personali e familiari di migliaia di abitanti. Il programma 2024, portato avanti dal Comune di Reggio Emilia, dalla Provincia di Reggio Emilia, dagli altri enti locali in collaborazione con le associazioni partigiane e della memoria e di Istoreco. Oltre che con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.

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L’attività più vasta e coinvolgente è la posa di 22 nuove pietre d’inciampo. Di cosa si parla? Di piccoli monumenti collettivi, cubi d’ottone incastrati nell’asfalto, sistemati davanti alle case dove le vittime del nazismo hanno vissuto libere per l’ultima volta. Sistemate all’altezza del terreno, sono pensate per far simbolicamente inciampare il passante, per fargli porgere lo sguardo al suolo, dove si troveranno i dettagli anagrafici del ricordato. A oggi, le pietre posate sono 96, le 22 nuove pietre nel 2024 porteranno il totale a 118.

Le prime tre pose di pietre d’inciampo si sono svolte venerdì 19 gennaio a Reggio Emilia e Montecchio Emilia e sabato 20 gennaio a Rubiera. A Reggio la cerimonia si è tenuta in via Ettore Simonazzi 23 davanti alla casa di Bruno Farri, a Montecchio si è passati a Natalino Catellani lungo Strada per Barco 13, a Tagliavini in via Cavallotti 4 e Giuseppe Patroncini in via Franchini 57.
Nella mattinata di ieri il cammino ha portato a Rubiera, in via Platone, nella zona degli orti sociali comunali, per il tributo a Vito Annovi alla presenza del sindaco rubierese Emanuele Cavallaro, dei parenti di Annovi, dei rappresentanti dell’Anpi e delle classi del prossimo Viaggio della Memoria che hanno curato le ricerche. Oltre alla pietra, è stato sistemato un piedistallo con una breve biografia di Annovi.
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Militare di carriera, partito da Rubiera per la prima volta nel 1933, è stato catturato nel settembre 1943 nei Balcani, dopo l’armistizio e l’occupazione nazista dell’Italia, quando aveva il grado di sergente maggiore e si trovava nei Balcani, assieme alle truppe italiane impegnate nella zona assieme a quelle tedesche che avevano invaso l’area. I tedeschi, da alleati, divennero nel giro di pochi giorni nemici, e misero centinaia di migliaia di soldati italiani di fronte a una scelta. Unirsi a loro, e al rinato regime fascista della Repubblica di Salò, o essere considerati avversari, imprigionati e deportati nei campi di lavoro, come schiavi.

Vito Annovi, come migliaia di altri militari, tra cui quasi 8mila reggiani, ha scelto di non affiancare ancora Hitler e Mussolini. E ha pagato il prezzo più alto. Il rubierese è morto a 32 anni il 7 marzo 1945, prigioniero dei nazisti nel campo di Rottenmann, a causa di una polmonite non curata, quando pesava solo 40 kg dopo anni di privazioni. Alcuni suoi compagni sopravvissuti riportarono il portafogli ed il suo diario ai famigliari, a Rubiera, vicino ai laghetti di Calvetro. La sua salma è sepolta nel cimitero italiano di Reiferdorf, località vicina a Mauthausen.

Le pose proseguiranno poi a Quattro Castella, Bibbiano, Bagnolo in Piano, Cadelbosco Sopra, Correggio, Poviglio, Vetto, Rio Saliceto, Rolo, Gualtieri e, ad aprile, di nuovo a Rubiera e a Scandiano.