Mafie, Reggio Emilia verso costituzione osservatorio legalità

10 gennaio 2024 | 00:02
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Mafie, Reggio Emilia verso costituzione osservatorio legalità

Sarà più snello di una Consulta e potrebbe collegarsi all’università

REGGIO EMILIA – Dopo le polemiche sull’immobilismo della Consulta comunale per la legalità, che nel 2023 ha visto l’uscita di Agende Rosse, del sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini e della referente scientifica Stefania Pellegrini, il Comune di Reggio Emilia prova ad attivare un nuovo strumento contro le infiltrazioni mafiose.

E’ l’osservatorio per la legalità, oggetto questa sera della prima commissione del 2024, proposto con una mozione a firma di Coalizione civica, Alleanza civica e M5s, che verrà a breve calendarizzata in sala del Tricolore. Il nuovo organismo (che esiste già a Parma, Bologna, Rimini e Forlì, ma mancava nella provincia ‘culla’ dei processi di ‘ndrangheta) è espressamente previsto dalla legge regionale numero 18 del 2016.

Per Nicola Tria, assessore con delega alla Legalità del Comune, “l’osservatorio può essere uno strumento assolutamente utile per creare contrasto e prevenzione dei fenomeni criminali e monitorarne i mutamenti morfologici”. Tuttavia, aggiunge Tria, “ora dobbiamo intenderci su cosa vogliamo che sia questo osservatorio: io credo che debba essere uno strumento più agile e snello di studio e analisi dei dati che arrivano dal territorio. E per questo che possa e debba vedere il coinvolgimento dell’università anche in funzione di orientamento delle attività preventive”.

A questo proposito l’assessore informa di aver già avuto un colloquio con il prorettore della sede reggiana di Unimore, Giovanni Verzellesi “per capire se ci fosse la possibilità di lavorare in partnership e mi sembra che questa dispobilità ci sia”. Tria in conclusione, ricorda anche il lavoro di sensibilizzazione dei funzionari pubblici sulle infiltrazioni della criminalità, svolto nell’ultimo anno con la Consulta e la rete di “Avviso pubblico”.

Il sindaco Bini, già presidente della Camera di commercio e tra i primi a denunciare l’inquinamento dell’economia reggiana da parte delle cosche di ‘ndrangheta (poi certificato dal processo Aemilia e gli altri che ne sono discesi), intervenuto alla riunione della commissione, afferma: “Da presidente della Camera di commercio vedevo una sottovalutazione del problema. Dal processo Aemilia in poi, c’è stata una consapevolezza maggiore, da parte degli enti locali”.

Oggi, denuncia il primo cittadino, “come amministratori abbiamo pochi strumenti di conoscenza e dobbiamo incrementarli, senza però commettere l’errore che facemmo in Camera di commercio quando creammo un osservatorio con altri enti camerali, come Caltanissetta e Crotone che durò solo tre mesi. Perché chi doveva portare i dati non lo fece e c’era la volontà di tenere le cose sottotraccia”.

Nel nuovo e costituendo osservatorio, evidenzia ancora Bini, “la Camera di commercio deve esserci perché le infiltrazioni avvengono ancora nel mondo economico, che quindi va coinvolto”. Inoltre “deve essere un osservatorio di tutti i Comuni che possono dare il loro contributo perché, specialemente in quelli piccoli, si possano riconoscere certi fenomeni e perché quando vengono a parlarci con la faccia pulita degli operatori del territorio, si capisca chi c’è dietro”.

Il nuovo presidio di legalità, infine, dovrebbe occuparsi non solo della criminalità organizzata, ma anche di quella “micro”, come lo spaccio di droga. “Abbiamo ragazzi di 13 anni che spacciano cocaina”, constata mestamente Bini. Intanto il prossimo 17 gennaio ci sarà una nuova commissione sul tema dei beni confiscati alla mafia, che (come in tutta Italia) faticano ad essere conosciuti e riassegnati.