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Ilaria Salis al guinzaglio in aula, manette a mani e piedi

29 gennaio 2024 | 17:32
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Ilaria Salis al guinzaglio in aula, manette a mani e piedi

La 39enne anarchica è in carcere in Ungheria da febbraio, accusata di aver aggredito alcuni manifestanti di estrema destra. Chiesti 11 anni di carcere

BUDAPEST – Il processo contro Ilaria Salis, insegnante elementare di Milano e attivista antifascista, ha avuto inizio con una scena inquietante: lei e i suoi due coimputati tedeschi sono stati condotti in aula incatenati alle manette, collegati tra loro da un cinturone e tenuti al guinzaglio dalle guardie penitenziarie. Questa situazione ha destato scalpore e ha portato i loro avvocati, Eugenio Losco e Mauro Straini, a denunciare pubblicamente un trattamento inappropriato e una violazione delle normative europee sul trattamento dei detenuti.

Ilaria Salis è stata accusata di aver preso parte a una contromanifestazione durante un raduno neonazista a Budapest lo scorso febbraio, durante la quale si sarebbe verificato un episodio di aggressione nei confronti di estremisti di destra, i quali, peraltro, si sarebbero prontamente ripresi. Il processo è stato rinviato al 24 maggio per consentire lo svolgimento dell’istruttoria e delle richieste probatorie. Nel frattempo, uno dei coimputati tedeschi è stato condannato a tre anni di reclusione, avendo già dichiarato la propria colpevolezza. Tale condanna è stata resa possibile grazie al riconoscimento immediato della colpevolezza da parte dell’uomo, cosa non avvenuta nel caso dell’insegnante milanese.

Durante l’udienza, Ilaria Salis è apparsa sorridendo, ma gli avvocati e il padre, Roberto Salis, hanno espresso preoccupazione per la sua situazione. Essi hanno sottolineato che la detenuta non ha avuto accesso agli atti del processo, lamentandosi della mancanza di traduzione e di una sufficiente preparazione difensiva. Inoltre, è stata sollevata la questione della detenzione cautelare, ritenuta eccessiva dalle parti coinvolte. Gli avvocati hanno sostenuto che la presenza delle catene durante il processo rappresenti una violazione dei diritti fondamentali dell’imputata, chiedendo il suo trasferimento ai domiciliari in Italia.

ilaria salis

Il padre di Ilaria Salis ha denunciato pubblicamente un trattamento iniziale subito dalla figlia assimilabile a quello della tortura. Ha espresso preoccupazione per il decorso del processo e ha richiesto un’azione immediata da parte delle autorità italiane per garantire i diritti e la dignità della figlia.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha inoltrato una richiesta di attenzione alle autorità ungheresi per garantire un trattamento rispettoso e conformità alle norme internazionali nei confronti della detenuta italiana. Tajani ha inoltre sottolineato la necessità di esplorare soluzioni alternative alla detenzione, qualora possibile.

In questo contesto, la mobilitazione pubblica guidata dal padre di Ilaria Salis ha guadagnato risonanza nazionale e internazionale, attirando l’attenzione sui presunti abusi e sulle violazioni dei diritti umani. La famiglia Salis continua a battersi per un trattamento equo e dignitoso per Ilaria.