Confapi Emilia, ecco perché è stato sospeso Alberto Cirelli

19 gennaio 2024 | 18:17
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Confapi Emilia, ecco perché è stato sospeso Alberto Cirelli

Il presidente di Seta viene accusato “di aver ceduto il 66% della società che redige le buste paghe senza aver informato il consiglio direttivo” e di altre presunte irregolarità. Lui: “La impugnerò”

REGGIO EMILIA – “La cessione del 66% della società che redige le buste paghe senza informare il consiglio direttivo” e “l’esclusione di due soci (che avevano messo nel mirino l’operazione, ndr) decisa dalla giunta (e non dal direttivo)”. Oltre a questo “l’induzione alle dimissioni dell’amministratore unico del centro di formazione in violazione dello statuto”.

Sono alcune delle presunte irregolarità che avrebbero portato alla sospensione per un anno del presidente di Confapi Emilia, Alberto Cirelli (foto), che è anche presidente di Seta, la società concessionaria della gestione del trasporto pubblico nelle province di Modena, Reggio e Piacenza.

Alberto Cirelli ha detto in dicembre al sito modenese “La Pressa”: “Non so cosa mi venga contestato. Aspetto le motivazioni dei probiviri, poi impugnerò la sospensione. Al momento registro la solidarietà di tutti i consiglieri”. Il presidente sospeso, ex consigliere comunale Pd, è stato nominato, nel novembre scorso, anche presidente di Seta per volontà, in primis, del sindaco Muzzarelli e sta affrontando una situazione molto complicata dato che il trasporto pubblico locale è nel caos per la mancanza di autisti.

Le motivazioni che hanno portato alla sospensione si possono leggere nella pec inviata da un associato, di cui Reggio Sera è in possesso, a decine di altri associati di Confapi Emilia in cui vengono informati delle motivazioni che hanno portato alla sospensione, da parte del collegio dei probiviri nazionale della associazione, di Cirelli e della consigliera Sabellico.

E’ bene precisare che il collegio dei probiviri nazionale, in seno alla commissione etica, ha deliberato sulla base delle evidenze presentate dai consiglieri locali Montecchi e Migliorini, dopo averne verificato correttezza e veridicità. L’associazione, dunque, si è mossa velocemente per cercare di fare pulizia al suo interno e garantire correttezza e serietà.

Si legge nella mail: “Queste denunciavano la cessione del 66% della società Nuovamente , dove probabilmente molti di voi affidano il servizio paghe, senza averne informato il consiglio direttivo, unico organo abilitato a deliberare come previsto dall’art.14 dello statuto, dato che la cessione di asset è un atto di straordinaria amministrazione”.

Cessione che, secondo quanto si legge, sarebbe “avvenuta al costo storico nominale, non al prezzo di mercato che la società aveva acquisito in virtu’ dei discreti risultati operativi ottenuti”.

Chi scrive fa notare che, “con questa manovra non condivisa”, si è perso il controllo della società che elaborava per Confapi le buste paga della aziende associate che, probabilmente, “sono ancora convinte di affidare il servizio all’associazione, piuttosto che ad un privato”.

In seguito a quanto accaduto, si legge nella mail, dopo aver saputo dell’apertura dell’indagine “Alberto Cirelli e Sabellico hanno provveduto con apposita convocazione di giunta, a deliberare l’esclusione dei soci e consiglieri segnalanti dall’associazione stessa, “per gravi inosservanze statutarie e regolamentari…””.

Chi scrive fa notare che l’esclusione dei soci “non può essere decisa dalla giunta, ma dal consiglio direttivo, che non ha mai deliberato a riguardo”. Successivamente è stato poi convocato il Consiglio che ha deliberato in proposito, ma senza possibilità di replica degli interessati.

Si passa poi al problema relativo al centro di formazione di Confapi. Continua la mail: “Nel frattempo, a fine maggio 2023, Cirelli induce alle dimissioni l’allora amministratore unico di Cfe, il centro di formazione di Confapi Emilia, il consigliere Montecchi (che sotto alla sua amministrazione ha portato il centro con un utile di 70mila euro nel 2022), estromettendolo dai consigli di giunta (dove era vicepresidente) ed autonominandosi, a sua volta, amministratore unico”.

Chi scrive fa infine notare che “la nomina di un amministratore unico, è espressione di una delibera del consiglio direttivo, non di una autoproclamazione, in violazione ancora una volta l’art.14 dello Statuto, come confermato dai probiviri”.