Le pari opportunità nel mondo professionale

8 novembre 2023 | 17:18
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Le pari opportunità nel mondo professionale

Al Tecnopolo, venerdì, partire dalle 15, un convegno del comitato pari opportunità dell’ordine dei commercialisti promuove la cultura del cambiamento

REGGIO EMILIA – Il tema delle pari opportunità nel mondo professionale sarà al centro del convegno che si terrà il prossimo venerdì 10 novembre (dalle 15) al Tecnopolo di piazzale Europa. Promosso dal Comitato pari opportunità dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Reggio Emilia insieme allo stesso ordine per facilitare la cultura del cambiamento, il convegno propone un fitto programma dei lavori che si concluderà alle 18.

Dopo i saluti del presidente provinciale Odcec Massimo Giaroli, di Michele De Tavonatti (consigliere delegato dal Consiglio nazionale) e l’introduzione a cura della presidente del Cpo Paola Pizzetti, seguiranno gli interventi del sociologo Salvatore Norcia, dell’avvocata del Foro di Reggio Carmen Pisanello, di Elena Codeluppi semiotica e consulente marketing e di Federica Abelli del Comitato Pari Opportunità di Parma

“Come Comitato pari opportunità di Reggio Emilia – sottolinea Paola Pizzetti – quest’anno abbiamo presentato il primo bilancio di genere ed in apertura con la lettera a tutti gli iscritti e le iscritte abbiamo evidenziato che la parità di genere rientra in un concetto più ampio di sostenibilità. Non si tratta di un adempimento burocratico, ma piuttosto di un processo educativo e conoscitivo volto a sviluppare una vera e propria “coscienza di sostenibilità”.

“Con questo convegno – continua la vicepresidente Odcec di Reggio Emilia – vogliamo sensibilizzare e promuovere la cultura del cambiamento, partecipare attivamente al mondo che ci circonda e soprattutto in un periodo di continuo cambiamento investire sui valori che ci rappresentano. Siamo immersi in una società sempre più complessa nella quale occorre fare contemporaneamente uno sforzo di inclusione e di valorizzazione delle diversità”.

La partecipazione è gratuita e consente di maturare 3 crediti validi per l’assolvimento dell’obbligo formativo richiesto dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli Esperti Contabili.

Oggi, con colpevole ritardo rispetto all’estero – ma con grandi orizzonti di miglioramento – molte aziende in Italia stanno scoprendo il valore “della diversità” nei luoghi di lavoro. Per applicare queste policy e promuovere l’integrazione in azienda, esiste da diversi anni una figura specialistica: il diversity & inclusion manager, un professionista impegnato a creare luoghi di lavoro che non fanno distinzioni di genere, età, orientamento sessuale, origini etniche, cultura, abilità fisiche e costituiscono quindi un vero e proprio patrimonio di esperienze per creare ambienti professionali più “ricchi”, inclusivi ed eterogenei.

In questi ambienti si rispettano, ma soprattutto si supportano, i differenti stili di vita che si ritrovano a operare fianco a fianco, rispondendo alle esigenze di ogni persona e abbattendo le barriere. Oltre che da un punto di vista etico, di posizionamento e branding, l’integrazione e la valorizzazione delle diversità sono punti di forza anche per la produttività: in un ambiente di lavoro in cui tutte e tutti si sentono a proprio agio, spronati a esprimere la propria unicità, il personale soffre meno lo stress e dà il meglio di sé.

Non a caso, secondo l’Employer brand research 2021, studio realizzato con il contributo di oltre 190mila lavoratrici e lavoratori dipendenti provenienti da trentaquattro Paesi, l’attrattività di un’azienda si misura soprattutto dal suo grado di inclusività. Questo vale in particolare per le persone giovani: il 49% degli intervistati tra i 18 e i 24 anni, infatti, ha risposto di cercare attivamente un datore di lavoro “che dia valore al tema del diversity&inclusion”.

Un dato che trova riscontro anche nel 38% degli appartenenti alla fascia 24-35 anni. Quanto al genere, invece, diversità e inclusione sono 5 considerati un parametro determinante nella scelta di un posto di lavoro per il 41% delle donne e per il 31% degli uomini, con una maggiore predilezione tra chi ha un grado di istruzione superiore (laurea e post-laurea). L’inclusività, quindi, non assicura solo maggiore produttività, ma tende ad attirare e trattenere i migliori talenti. In questo contesto particolare importanza assume il legislatore per il raggiungimento della parità di genere in ambito globale, europeo e nazionale.