Vendemmia 2023, alta qualità ma produzione in calo

20 ottobre 2023 | 12:26
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Vendemmia 2023, alta qualità ma produzione in calo

Secondo i dati di Confcooperative Reggio Emilia fa segnare un -9,8 e Modena un -11% scendendo così a 2 milioni e 428mila quintali di uve

REGGIO EMILIA – Uno dei migliori dal punto di vista della qualità, ma “tra i peggiori in assoluto” nella graduatoria degli ultimi 10 anni riferita alla quantità. È il bilancio in Emilia dell’anno di vendemmia 2023, così come emerso dall’incontro delle cantine sociali reggiane e modenesi (che detengono una quota superiore al 90% della produzione di vini nelle due province) chiamate a confronto da Confcooperative Terre d’Emilia.

Si intravede un rialzo delle quotazioni, e quindi un recupero di redditività, anche alla luce del crollo della produzione nazionale (ed europea) e dell’alta qualità. Il saldo, a pochi giorni dalla chiusura delle operazioni vendemmiali, parla di un calo della produzione del 10,3% rispetto al 2022, pari a un consuntivo fissato a 2.428.000 quintali di uve rispetto ai 2.707.000 quintali dello scorso anno.

L’entità del raccolto di uve fissa il 2023, quindi, tra gli anni peggiori per la viticoltura reggiana e modenese, secondo soltanto, per scarsità di raccolto, ad un 2017 in cui i vigneti vennero falcidiati da gelate tardive che limitarono la produzione in campagna. Il calo più vistoso, spiegano in Confcooperative, è attribuibile alle uve bianche, che hanno fatto segnare un -19,7%.

Significa 42.000 quintali in meno rispetto al 2022, mentre appare più consistente la caduta dei lambruschi, per i quali l’11,8% in meno realizzato quest’anno equivale ad una perdita di produzione pari a 186.000 quintali rispetto al 2022, chiuso con un raccolto complessivo di 1.584.000 quintali contro 1.398.000 dell’ultima vendemmia.

In flessione del 5,8%, poi, è risultato anche il valore riferito ai ‘rossissimi’; il raccolto di ancellotta, infatti, è sceso a 858.000 quintali, con un -5,7% in meno, equivalente a 57.000 quintali persi rispetto al 2022. E “il dato della vendemmia, soprattutto quello riferito ai lambruschi, appare peraltro ancor più basso se si considera che nel 2023 è entrata in piena produzione una parte di quei vigneti oggetto di impianto negli ultimi sette anni”, aggiunge l’associazione cooperativa.

Rispetto alla media dell’area dei lambruschi, il calo più consistente ha riguardato il modenese con un -11% e un quantitativo di uve fissato a 1.055.000 quintali; nel reggiano la flessione vale il 9,8%, portando il raccolto a 1.374.000 quintali rispetto a 1.522.000 del 2022.

La riduzione delle produzioni, puntualizza Confcooperative Terre d’Emilia, ha interessato particolarmente “i vigneti a sud della via Emilia, che hanno maggiormente risentito del lungo periodo di siccità; qui, infatti, la flessione è stata del 15,3% rispetto al -9,2% della bassa pianura; in termini assoluti, però, anche a causa di diversi episodi grandinigeni, sono le aree a nord della via Emilia ad aver perso i quantitativi maggiori, con 200.000 quintali in meno rispetto al 2022 contro i -81.000 quintali dell’alta pianura e delle aree collinari”.

Emerge però, dunque, anche “un’ottima qualità delle uve, con un grado zuccherino superiore alle due ultime annate (17,6 contro il 17,29 del 2022 e il 17,44 del 2021). Contestualmente, si è registrato un netto calo sia della produzione italiana (addirittura un 24,2% in meno) sia di quella europea (-16,8%). E “questo- conclude la centrale cooperativa- unito all’elevato livello qualitativo del raccolto dovrebbe consentire una ripresa di quotazioni che sono apparse insoddisfacenti, soprattutto nell’ultima annata”.