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Saman, il fratello crolla: “Quei video mi fanno male”

31 ottobre 2023 | 19:04
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Saman, il fratello crolla: “Quei video mi fanno male”

Il giovane accusa il cugino Irfan e un altro zio: “Diedero a mio padre brutti consigli su cosa fare con mia sorella

REGGIO EMILIA – “Se anche mia figlia facesse così io mi comporterei nello stesso modo”. Lo avrebbe detto a Shabbar Abbas, il padre di Saman accusato dell’omicidio della figlia con la moglie (latitante in Pakistan) e altri tre parenti, il cugino Irfan Amjad, detto Arfan. A riferire di questa conversazione è oggi nell’aula di Corte d’Assise del tribunale di Reggio Emilia il fratello di Saman, interrogato dalla difesa del cugino Nomanullaq Nomanullaq.

Il giovane ha specificato che Irfan faceva riferimento ai comportamenti della ragazza che “non seguiva la religione” e “mancava di rispetto all’onore della famiglia”. Da settembre del 2022 fino a marzo del 2023, quando la sua posizione è stata stralciata, il cugino Irfan è stata la sesta persona indagata per la morte di Saman. Fu lui a comprare il biglietto aereo per la fuga della madre della 18enne, tuttora irreperibile e in un’altra occasione avrebbe schiaffeggiato Saman, che aveva poi mandato la foto del segno sul viso al fidanzato. Sempre secondo quanto affermato dal ragazzo, Irfan avrebbe anche detto che Saman “andava fatta a pezzi e gettata nel Po a Guastalla”, anche se poi il giovane ha detto che “è stato mio padre a dirmi di dire così, perché voleva mettere in mezzo anche Irfan”.

Dei “brutti consigli” sarebbero stati dati al padre di Saman anche dal fratello Fatar, oggi introvabile. Dopo aver annunciato di voler dire “tutta la verità”, il fratello di Saman ha infine puntato nuovamente il dito contro la famiglia dicendo: “Capivo che c’era qualcosa che non andava, ma non potevo dire nulla”.

Il crollo del fratello di Saman
Dopo ore di domande serrate il fratello di Saman Abbas, interrogato dai difensori degli imputati in tribunale a Reggio Emilia, mostra un primo segno di cedimento. Alla ripresa dopo una breve pausa del processo afferma: “Sto troppo male. Non voglio più vedere i video (che gli avvocati gli stanno mostrando) perché mi fanno male”. Dopo qualche altro minuto di stop il giovane, visibilmente agitato, ha acconsentito alla richiesta della Corte: “Andiamo avanti”.