Taranto, la città fondata dai figli rinnegati da Sparta

1 settembre 2023 | 20:09
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Taranto, la città fondata dai figli rinnegati da Sparta

Spesso citata solo perché sede dell’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa, è in grado di regalare a coloro che vi si addentrano bellezze storiche di valore

TARANTO – Questa città , troppo spesso citata solo perché sede dell’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa, è in realtà in grado di regalare a coloro che vi si addentrano bellezze storiche di valore inestimabile. Basti prendere in considerazione il ‘Museo Spartano di Taranto Ipogeo de Beaumont Bonelli Bellacicco’, una struttura unica in tutto lo scenario storico/artistico tarantino capace di riportare alla luce le tracce del periodo temporale che scorre dalla fondazione di Taranto (706 a.c. ad opera degli spartani) sino al XVII sec. (alla costruzione dell’omonimo palazzo nobiliare).

L’ipogeo si caratterizza per la sua suddivisione in quattro sale (denominate sala Etra, sala Falanto, sala Filonide, sala Persefone), e ha la peculiarità di giungere a una profondità di sedici metri sotto il piano stradale e a quattro metri sotto il livello del mare. Una volta che si aprono le porte di questo mondo, a balzare all’occhio sono sia la tecnica edilizia di epoca romana (opus incertum), sia le volte bizantine volute da Niceforo Foca (imperatore bizantino).

L’edificio rappresenta così un vero e proprio crocevia con le altre costruzioni ipogee presenti nel borgo antico, un complesso tanto strutturato da dare vita al sistema della “Taranto sotterranea”. Anni e anni di storia riportati alla luce grazie all’intenso lavoro, della durata di sei anni, profuso dalla famiglia Bellacicco (attuali proprietari) senza l’ausilio di alcun finanziamento pubblico o privato. Chi scrive ha avuto il piacere di sedere al fianco di Marcello Bellacicco (neuropsichiatra) e ascoltare la sua interpretazione, in chiave teatrale, della nascita della città di Taranto.

“Sparta era una piccola città (settemila abitanti), ma si ergeva tra le altre poleis perché i suoi abitanti praticavano il culto delle armi, conquistandosi la fama di guerrieri invincibili. Fra le tante guerre combattute, quella con la Messenia (743 a.C. – 724 a.C.) rappresentò un momento di svolta. Ci furono i consueti rituali, come il giuramento prestato da tutti gli spartani o il famoso augurio fatto loro dalle mogli di “tornare con lo scudo o sopra di esso”.

Taranto

I caduti in battaglia infatti, se morti valorosamente venivano riportati a casa sopra lo scudo retto dai superstiti. Avvenne però che la guerra con la Messenia, che si pensava dovesse essere una “guerra lampo”, si trascinò per oltre vent’anni. Un periodo così lungo ridusse la popolazione spartana, sia per le perdite in battaglia sia per la mancanza di nuovi nati, e il re fu costretto a rimediare ricorrendo a mezzi poco ortodossi. Invitò infatti le donne spartane non sposate a congiungersi con gli uomini delle città prossime a Sparta e non coinvolte nel conflitto, senza dover necessariamente sposare il “partner” occasionale.

In questo modo la popolazione di Sparta tornò ai numeri ante-guerra, ma con una particolare conseguenza. I figli nati da queste unioni e che venivano chiamati Partheniai (Parteni o “figli delle vergini”), erano sì considerati spartani, ma non con tutti i diritti di coloro che erano nati da matrimoni per così dire regolari, in particolare per quanto riguardava la spartizione delle terre conquistate. Fu quasi naturale perciò, che questi mezzosangue scegliessero di lasciare la loro città di nascita per fondarne una per sé stessi (o, come racconta Strabone, ad allontanarsi dopo una fallita rivolta).

Come sempre avveniva in Grecia prima di accingersi a compiere una grande impresa, il capo dei Parteni, Falanto, chiese consiglio ad Apollo tramite l’Oracolo di Delfi. Ottenuto dalla Pizia (sacerdotessa) il vaticinio “Quando vedrai piovere dal cielo sereno, conquisterai territorio e città” si decise a partire. Attraversato il canale di Otranto, le navi che trasportavano gli spartani vennero travolte da una feroce burrasca e i “migranti” furono costretti a raggiungere a nuoto la costa, presso il promontorio di Saturo in quella che oggi è conosciuta come “Canneto beach”.

Giacendo spossato in grembo alla moglie, Falanto la vide piangere e associò le lacrime alla “pioggia col cielo sereno”. Era arrivato. E fu lì vicino che fece nascere Taranto, l’unica colonia costruita da Sparta in quella che sarà poi chiamata Magna Grecia”.