Sanità, riforma emergenza-urgenza: Fdi in allarme

30 settembre 2023 | 19:48
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Sanità, riforma emergenza-urgenza: Fdi in allarme

“E’ in pericolo il soccorso in emergenza”, sostiene la capogruppo Fdi in Regione, Marta Evangelisti

REGGIO EMILIA – Da dopodomani, lunedì 2 ottobre, a Reggio Emilia parte un primo assaggio della riforma dell’emergenza-urgenza voluta dalla Regione Emilia-Romagna nel settore della sanità. E Fratelli d’Italia è già in allarme.

“E’ in pericolo il soccorso in emergenza”, sostiene la capogruppo Fdi in Regione, Marta Evangelisti. Il riassetto, infatti, “smantellerà gran parte delle auto mediche in tutte le province e riformerà i Pronto soccorso, che resteranno solo per i codici rossi”, afferma Evangelisti. In sostanza, spiega la consigliera, a Reggio Emilia da lunedì “entrerà in funzione il servizio di continuità assistenziale, nei giorni prefestivi in orario serale e notturno e in quelli festivi H24”.

La presa in carico del paziente, dunque, “sarà successiva alla valutazione che un medico farà al telefono” applicando un protocollo predefinito. In questo modo “si stabilirà se il cittadino necessiti di un semplice parere, oppure se debba recarsi all’ambulatorio più vicino o ricevere una guardia medica a casa. Le unità però saranno attivate su esclusiva indicazione della centrale operativa, a prescindere dalla richiesta del paziente”, precisa la capogruppo Fdi. Il partito di Giorgia Meloni è dunque molto scettico sulla riforma.

“Non siamo convinti che si possa migliorare il sistema dei Pronto soccorso partendo dalle cure territoriali e dalla riduzione della emergenza urgenza – afferma Evangelisti – e non siamo convinti che queste unità mediche, che saranno attivate su esclusiva indicazione della centrale operativa, siano in grado di dare una risposta pronta e mirata per certe tipologie di pazienti”.

La capogruppo Fdi sottolinea tra l’altro che “otto unità domiciliari per tutta la provincia, considerata anche la conformazione del territorio, non sono sufficienti”. Infine, aggiunge Evangelisti, “non appare chiaro come questi professionisti possano interfacciarsi con i medici di famiglia dei pazienti, qualora questi non abbiamo attivato il fascicolo elettronico, come ad esempio molte persone anziane, fragili o cittadini stranieri”.