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Saman, presto in aula detenuti a cui lo zio confessò l’omicidio

22 settembre 2023 | 15:01
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Saman, presto in aula detenuti a cui lo zio confessò l’omicidio

L’avvocato Bocchino: “La comunità islamica chiede la condanna per l’omicidio. E’ la prima volta che si costituisce parte civile”

REGGIO EMILIA – “I detenuti a cui Danish Hasnain, lo zio di Saman, avrebbe confessato la propria responsabilità e le responsabilità del gruppo di parenti saranno presto ascoltati nel processo per avere conferma di quanto detto in carcere”. Così alla Dire l’avvocato penalista Gianluca Bocchino, dello studio Tonucci & Partners, che rappresenta la Comunità islamica italiana e la Moschea di Roma al processo (che riprende oggi a Reggio Emilia) per la morte di Saman Abbas, la ragazza pakistana di 18 anni assassinata nel 2021 a Novellara per aver rifiutato un matrimonio combinato.

“La Procura – prosegue – nelle precedenti udienze ha già indicato il deposito di alcuni verbali di sommarie informazioni che sono state rese da parte di alcuni detenuti in cui, il principale indiziato per l’esecuzione materiale dell’omicidio, lo zio Danish, avrebbe in qualche modo confessato la sua responsabilità e quindi- conclude Bocchino- questi detenuti dovranno venire a riferire in aula”.

L’avvocato Bocchino: “La comunità islamica chiede la condanna per l’omicidio”
Aggiunge Bocchino: “La Comunità islamica italiana ha preso nettamente le distanze dall’omicidio di Saman e per questo chiede la condanna per l’assassinio, ribadendo che nulla ha a che vedere con la religione. È una fortissima presa di posizione contro qualunque tentativo di strumentalizzazione di motivazioni religiose, poste in qualche modo a sostegno di queste condotte. Sicuramente è una scelta importante, che demarca nettamente il sentimento della comunità islamica nella sua totalità”.

D’altronde, prosegue Bocchino, chi conosce gli statuti che governano le comunità islamiche “sa che prevedono una totale adesione alla laicità dello Stato e ai nostri principi Costituzionali. Si pensi che il presidente dell’UCOII (l’Unione delle Comunità Islamiche in Italia, ndr) durante il processo ha rimarcato duramente la distanza da questo omicidio subendo un’aggressione da parte degli imputati”.

“Le affermazioni di Vannacci non hanno alcuna giustificazione”
Infine Bocchino ha detto che “le affermazioni del Generale Vannacci non hanno alcuna giustificazione, anzi ritengo che siano basate su argomentazioni che non trovano alcun sostegno fuori e dentro di questo processo”. In un passaggio del libro pubblicato recentemente dal Generale Vannacci, ‘Il Mondo al Contrario’, riferendosi all’efferato assassinio della giovane, il militare scrive che l’omicidio “ha anche trovato tentativi di giustificazione da parte dei multiculturalismi radicali che minimizzano patteggiando per le attenuanti culturali”.

“Io non so dove il generale Vannacci abbia preso queste informazioni – continua Bocchino – nel processo non c’è mai stato nessuno, tanto meno le organizzazioni islamiche, ad avere una posizione ambigua. Non c’è nessuno, né dentro al processo né fuori che abbia mai sostenuto l’ipotesi di applicazioni di attenuanti religiose. Questo lo dico anche alla luce del fatto che in Italia esiste una giurisprudenza consolidatissima, che non dà alcuna possibilità di riconoscimento dell’attenuante culturale nell’ipotesi di reati che ledono beni essenziali, come quello della vita, tutelati dalla nostra Costituzione” (Fonte Dire).