Emergenza/Urgenza: “La Cri Emilia-Romagna partner chiave”

21 settembre 2023 | 15:11
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Emergenza/Urgenza: “La Cri Emilia-Romagna partner chiave”

Il presidente regionale Scavuzzo, auspica che a breve si dia corso a un tavolo di coordinamento tra sindaci, Asl e associazioni di volontariato

REGGIO EMILIA – “Siamo entusiasti dell’opportunità di contribuire alla riforma del sistema sanitario regionale in campo emergenza/urgenza, confidando in un futuro ancor più sicuro e efficiente. Allo stesso tempo, lavoriamo per garantire che le associazioni di volontariato locali siano parte integrante di questa trasformazione, preservando al massimo la qualità dei servizi e promuovendo una risposta uniforme che si estenda a tutte le comunità, dalle città alle zone montane o disagiate”.

Antonio Scavuzzo, presidente del Comitato regionale Cri Emilia-Romagna, si impegna attivamente per promuovere un approccio collaborativo e auspica che nel breve tempo si dia corso alla creazione di un tavolo di coordinamento che coinvolga Sindaci, Aziende sanitarie locali (Asl) e associazioni di volontariato, con l’obiettivo di plasmare un futuro ancora più positivo. In questo modo, si trasmette un messaggio di entusiasmo e fiducia in un futuro migliore, sottolineando il ruolo costruttivo della Cri Emilia-Romagna nella trasformazione del sistema sanitario regionale. Reggio Sera ha avuto modo di intervistare il presidente per condividere questa visione di miglioramento nell’ambito dell’emergenza/urgenza.

L’impegno richiesto per rivestire il ruolo di presidente del Comitato regionale Cri Emilia-Romagna comporta grandi responsabilità e oneri non indifferenti. Chi l’ha costretta a farlo?
Nessuno. Ero poco più che ventenne e un giorno mi imbattei in un signore che presentava una difficoltà respiratoria. Gli stetti vicino in attesa che giungessero gli operatori del 118, e quell’evento mi segnò a tal punto da muovere i primi passi nel mondo del volontariato. Ed è un cammino che continua ancora oggi. Da qui la mia passione per la Croce Rossa italiana. Alla base vi è quell’inclinazione personale che porta allo stare a contatto con la gente, alla voglia di cimentarsi nella risoluzione delle problematiche dell’associazione, nel provare a costruire un sistema sinergico sempre più vicino alle esigenze della comunità. Inoltre mi preme evidenziare come le attività statutarie siano supportate e coordinate diligentemente dai presidenti dei Comitati presenti in regione in stretta cooperazione con i colleghi che compongono il Consiglio direttivo.

Lei ricopre ulteriori incarichi di rilevanza, presidente del Comitato regionale di coordinamento del volontariato di protezione civile dell’Emilia-Romagna, nonché membro della Conferenza regionale del terzo settore. Quand’è che il peso delle responsabilità viene compensato dalla possibilità di una sinergia?
Le responsabilità che assumo nel campo del volontariato, sia in ambito sanitario che nella protezione civile sono complementari tra loro, e mi offrono una visione completa e interconnessa di questo vasto sistema. Questi due settori, insieme ad altri, convergono in quello che possiamo definire il “forum del Terzo settore”. Si tratta di un incontro di sfere d’azione che si intrecciano, formando un tessuto ricco e articolato all’interno della nostra società. Questa sinergia tra volontariato sanitario e protezione civile è estremamente costruttiva dal momento che consente di arricchire il mio bagaglio culturale e personale, ma anche di mettere in rete le migliori pratiche. Questo è fondamentale, perché ci permette di valorizzare al massimo le risorse e le competenze a nostra disposizione. Inoltre, ciò che rende questa sinergia ancora più preziosa è la sua capacità di adattarsi e rispondere a una vasta gamma di esigenze ed emergenze, ciascuna delle quali richiede un approccio unico e dedicato. In un mondo in cui le sfide sono in costante evoluzione e le esigenze della comunità possono variare notevolmente, questa flessibilità e connettività tra i rami del volontariato sono diventate essenziali,  ci consente pertanto di affrontare le emergenze in modo rapido ed efficace e di fornire supporto ai membri della comunità quando ne hanno più necessità.

Umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità sono i principi su cui si fonda la Croce rossa. Ritiene che attualmente sia ancora possibile mantenersi fedeli a questo decalogo laico in una assoluta ottica di neutralità e indipendenza?
In tempi come questi, in cui affrontiamo sfide sociali, è essenziale ricordare le nostre radici e la nostra identità. I sette principi della Croce rossa italiana rappresentano i pilastri inamovibili che guidano ogni iniziativa dell’associazione. Oggi più che mai, è vitale proteggere questi valori e promuovere non solo la loro essenza, ma anche l’importanza di divulgare nelle nuove generazioni l’arte genuina del fare bene. Per rispondere al suo quesito, la neutralità e l’indipendenza sono sempre più determinanti per intercettare e alleviare le sofferenze e le criticità sociali che attanagliano la nostra quotidianità. Non basta più dichiararsi neutrali ed indipendenti all’occorrenza, ma sempre più la percezione quotidiana che traspare all’interno della comunità risulta dirimente per essere riconosciuti come punto di riferimento.

Dando uno sguardo al presente, la sanità in Emilia-Romagna subirà una metamorfosi a partire dall’ambito emergenza/urgenza. Dal suo punto di vista, questo cambiamento apporterà benefici oppure ostacoli agli operatori sanitari?
Il riordino del sistema sanitario regionale in ambito emergenza/urgenza è dettato principalmente dalla sua sostenibilità finanziaria ed economica. La tempistica del riassetto, assai ristretta, non ha permesso il coinvolgimento delle associazioni di volontariato del territorio che, tengo a sottolineare, sono il perno centrale della risposta del servizio di emergenza/urgenza. La capillarità delle associazioni di volontariato presenti in regione, organizzate e formate con competenze specifiche, sino ad ora sono sempre state incentivate e valorizzate dalle istituzioni con un coinvolgimento sinergico e costruttivo. L’esiguo interessamento delle associazioni del territorio, oltre che determinare un sentimento di insicurezza, ha limitato il sempre fluente scambio di informazioni facendo sì che in talune realtà i volontari, i cittadini della Comunità, abbiano provato un senso di smarrimento e sfiducia. Per quanto attiene i benefici, a livello teorico il risparmio economico finanziario dovrebbe essere raggiunto, mentre per quanto attiene i livelli essenziali di attività di soccorso sarà determinante il primo monitoraggio dei servizi erogati. La preoccupazione percepita è che questo riordino senza coinvolgimento possa produrre in prospettiva una rarefazione dei punti di emergenza/urgenza, inclinare i livelli di qualità e diversificare la risposta emergenziale tra il territorio cittadino e le zone disagiate e/o di montagna. Auspico pertanto che a breve si dia corso a un tavolo di coordinamento tra sindaci, Asl e associazioni di volontariato.

Da sempre la nostra regione vede come attore principale il volontariato che oggi più che mai si trova in difficoltà nel sopperire alle numerose e crescenti richieste di aiuto. Avete elaborato una strategia per attirare nuove risorse?
Il volontariato, nelle sue varie forme e manifestazioni, ha sempre rappresentato una componente fondamentale della tessitura sociale. Tuttavia, è innegabile che, negli ultimi anni, questo settore abbia vissuto una profonda trasformazione, spinto sia dall’evoluzione della società civile sia dalle nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Un esempio lampante di questa metamorfosi è la crescente enfasi posta sulle campagne informative e di reclutamento, non più limitate a semplici appelli alla generosità. Queste iniziative, infatti, si sono arricchite di contenuti e metodologie formative, penetrando in spazi cruciali come scuole e centri sociali offrendo consapevolezza delle attività di volontariato atte a formare le prossime generazioni di volontari, equipaggiandoli con competenze e conoscenze rilevanti. Parallelamente, il ruolo dei social network e dei portali digitali non può essere tralasciato; questi strumenti hanno amplificato la portata delle campagne informative e creato nuove modalità di interazione/partecipazione. Le attuali e future generazioni, immerse in un mondo sempre più digitale, trovano nei social media e nelle piattaforme online un punto di accesso naturale per avvicinarsi a questo fantastico mondo, il volontariato. Mentre la tecnologia offre nuovi canali di comunicazione e interazione, le sfide affrontate dal settore del volontariato sono diventate sempre più complesse. La società moderna richiede un’ampia gamma di servizi e le associazioni di volontariato sono chiamate alla diversificazione e alla specializzazione. Da qui l’esigenza di una formazione continua e coinvolgente per i volontari, nonché l’adozione di strumenti come la Carta dei Servizi o il bilancio sociale annuale. Gli strumenti non solo testimoniano la professionalità e la trasparenza delle associazioni, ma fungono anche da catalizzatori per coinvolgere la comunità. Mostrare in modo chiaro e trasparente gli obiettivi, i risultati e l’impatto delle attività di volontariato può intercettare l’interesse dei cittadini, motivandoli a partecipare attivamente e, in alcuni casi, a diventare veri e propri ambasciatori del bene.

Entrando nella sfera personale, qual è il più grande rimpianto della sua vita, se ne ha uno?
Le confesso di non avere rimpianti. Mi sono sempre impegnato al massimo per raggiungere gli impegni che mi sono via via prefissati, e sempre privilegiando il dialogo e l’applicazione raziocinante delle norme. Non ho mai esitato di fronte alla possibilità di raggiungere chiunque senza abbandonare nessuno. No, non ho rimpianti.