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Uccise il padre, i giudici: “Marco Eletti da mesi faceva ricerche sul web”

24 agosto 2023 | 17:14
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Uccise il padre, i giudici: “Marco Eletti da mesi faceva ricerche sul web”

Uscite le motivazioni della sentenza di condanna a 24 anni e due mesi. I magistrati: “Meritevole di attenuanti, una frattura psichica dal suo passato”

REGGIO EMILIA – Già diversi mesi prima del delitto, l’omicidio del padre e il tentato omicidio della madre, Marco Eletti si documentava su come poter fare del male ad altre persone: fin da settembre 2020 aveva iniziato a chiedere informazioni e a fare ricerche su sostanze in grado di stordire o uccidere, oltre che ad acquistare prodotti con effetti sedativo-ipnotici.

Lo ricostruisce la Corte di assise di Reggio Emilia, nella motivazione della sentenza di condanna a 24 anni e due mesi per il 33enne Marco Eletti, riconoscendo l’aggravante della premeditazione per quanto avvenuto il 24 aprile 2021 a San Martino in Rio.

Le ricerche fatte sul web, secondo i giudici, “testimoniano l’insorgere del proposito criminoso che via via si è rafforzato” e non hanno rilevanze le diverse modalità: il padre Paolo Eletti ucciso a martellate, la madre Sabrina Guidetti ridotta in gravi condizioni con un bigné avvelenato. Il piano dell’imputato, infatti, era quello di uccidere entrambi con i bigné, ma fallì perché il padre non mangiò e allora il figlio decise di utilizzare il martello.

Quanto alle altre aggravanti sono state escluse sia l’uso di sostanze venefiche nell’omicidio (perché il padre è risultato negativo) che i futili motivi, perché il movente non è stato chiarito. Per l’accusa i motivi potevano essere molteplici e tra questi c’era la scoperta della doppia vita del padre, quella di non esserne il figlio naturale e altre questioni economiche, legate all’uso di una casa. Ma nessuna di queste ipotesi, sottolinea la Corte, ha trovato conferma. Sono state invece concesse le attenuanti generiche a Eletti anche a motivo della “fragilità emotiva causata dall’ambiente disfunzionale nel quale ha vissuto”.

“Leggeremo con attenzione le motivazioni della sentenza. Soprattutto in riferimento all’aggravante della premeditazione dell’omicidio. Un tema sul quale ci siamo trattenuti a lungo sia in sede di udienza preliminare che in corte di assise, ritenendo detta aggravante insussistente. Se vi sarà spazio impugneremo senz’altro quantomeno sul punto e l’eventuale accoglimento dei nostri motivi potrebbe comportare una consistente riduzione della pena”, dicono i difensori, gli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella.