“Migranti, superiamo la Bossi-Fini: oppure sarà il caos”

29 agosto 2023 | 15:30
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“Migranti, superiamo la Bossi-Fini: oppure sarà il caos”

Giuseppe Napolitano (Partecipazione): “Sono aumentate le persone senza fissa dimora. Bisogna risolvere il problema della casa e dei documenti”

REGGIO EMILIA – Giuseppe Napolitano, 60 anni, dipendente Coopservice, è un volto conosciuto della biblioteca Panizzi, dove lavora, e della città: dal 2012 è fondatore e presidente dell’associazione “Partecipazione” che si occupa di migranti e marginalità sociale, ovvero di aiutare attivamente le persone che vivono per strada, offrendo un riscatto sociale attraverso progetti abitativi, di ricerca lavoro, ma anche di supporto al fabbisogno alimentare e di indumenti.

Come è la situazione in stazione?
C’è una popolazione di persone senza fissa dimora che è storica. Tra questi ci sono alcuni pensionati italiani che non possono permettersi l’affitto di un appartamento. Poi ci sono persone dedite all’alcool e stupefacenti che vivono ai margini. Ma la stragrande maggioranza sono persone straniere, giovani o giovanissimi, che sono in attesa del permesso di soggiorno. In un momento di globalizzazione fortissima, i movimenti di migranti aumenteranno nei prossimi mesi e anni e noi siamo ancora fermi alla legge Bossi-Fini. Dovremmo invece dare a queste persone i documenti regolari per accedere a un lavoro, una abitazione e avere una copertura sanitaria. Senza la residenza non puoi avere nulla di tutto questo. Anche quando sono muniti di permesso di soggiorno poi non è scontato avere un lavoro, andare dal medico e non parliamo della casa.

Con il nuovo governo Meloni la situazione è peggiorata?
E’ senza dubbio peggiorata. Hanno stabilizzato decreti legge in linea con la Bossi-Fini che, praticamente, bloccano il passaggio verso la legalità dei migranti. Hanno, di fatto, bloccato i processi di regolarizzazione ed è per questo che in strada troviamo più persone. Questo crea disagi ai diretti interessati, ma anche alle città italiane. Senza alternative e un percorso chiaro, alcune di queste persone finiscono nelle maglie della criminalità organizzata e del caporalato. Ci tengo a ricordare che, oltre alle guerre e alla povertà, stanno arrivando anche i migranti per fattori climatici. Negli ultimi anni abbiamo più migranti della zona subsahariana che si sta desertificando sempre più, oltre che dal Bangladesh che sta subendo inondazioni e successive carestie. O si mettono le mani avanti per risolvere il problema, oppure bloccare così le politiche migratorie e di integrazione porterà solo altro caos e conflitto sociale.

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Il tema della casa è molto sentito a Reggio Emilia
Sì, è un problema enorme che va in due direzioni: di chi possiede le abitazioni, i proprietari e chi invece cerca casa. Da parte dei proprietari c’è una titubanza ad affittare, perché hanno sicuramente avuto esperienze negative come affitti non pagati, case distrutte o peggio. Da parte di chi cerca casa, invece, il mercato è chiuso: se sei un lavoratore o studente fuorisede, italiano o meno, è quasi impossibile trovare immobili o, se si trovano, sono proibitivi per gli stipendi attuali.

Come possiamo risolvere questa situazione?
Per gli stranieri appena arrivati in città servirebbero dormitori aperti tutto l’anno, poi bisogna dare a queste persone i documenti in tempi veloci, perché, ad oggi, la media per averli varia dagli otto ai dodici mesi. Se anche hanno trovato lavoro legalmente sono bloccati per circa un anno in questo limbo burocratico. Bisognerebbe poi mettere realmente in contatto gli uffici di collocamento con le aziende, perché, ad oggi, l’offerta di lavoro c’è eccome, manca manodopera. Infine bisognerebbe agevolare le aziende che fanno non solo inserimento lavorativo ma anche sociale: andrebbero premiate. Conosco datori di lavoro che non solo hanno assunto diversi ragazzi che abbiamo seguito, ma li hanno proprio aiutati a trovare casa garantendo per loro. Penso sia un gesto bellissimo. Per i proprietari di immobili, invece, servirebbero progetti di integrazione attiva, ovvero bisognerebbe sostenere quelle famiglie che decidono di dare casa a persone in difficoltà. Ci sono diversi fondi e progetti nazionali per l’integrazione, si tratta di dirottare una parte di risorse in questa progettualità. Costerebbe anche meno rispetto a come vengono gestite ora le cose.

Partecipazione ha delle case in gestione?
Sì e ne andiamo molto fieri. Abbiamo due appartamenti che danno casa a otto persone: un nucleo famigliare, due ragazzi che provengono dalle comunità di minori stranieri non accompagnati e tre persone ex senza dimora di cui un italiano. Per prima cosa chiediamo la firma di un patto di accoglienza con obblighi e divieti da parte degli accolti. L’associazione garantisce una copertura assicurativa che tutela l’immobile e le persone che ci vivono e il buon funzionamento degli impianti. Noi offriamo un monitoraggio costante della situazione a 360 gradi delle persone che convivono sotto lo stesso tetto, nessuno devi sentirsi solo. Queste persone vengono aiutate dall’associazione, anche in percorsi di inserimento lavorativo: tutti gli inquilini delle abitazioni sono perfettamente integrati su questo nel più breve tempo possibile. Tenete conto che i tempi sono variabili ma, per rimettere in piedi e dare autonomia a una persona, servono almeno due anni. Questo è importante, le persone accolte, una volta che iniziano a lavorare, contribuiscono attivamente al pagamento delle utenze e delle spese della casa. Ci tengo a ribadire che siamo completamente autofinanziati per questo progetto e gli altri, non prendiamo contributi. Abbiamo aiutato negli anni dodici persone a riscattarsi e inserirsi completamente nella società.

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Fate anche altri progetti giusto?
Sì, abbiamo le “serate in stazione”. Settimanalmente, da circa dieci anni, portiamo cibo e vestiario nell’area del parcheggio di Piazzale Europa e della stazione. Aiutiamo dalle 50 fino alle 80 persone a servizio. C’è poi l’aiuto alle famiglie. Persone che hanno una casa ma che hanno difficoltà economiche, andiamo da loro a portare la spesa, vestiti, elettrodomestici di recupero, ma anche passeggini e libri scolastici per i bambini. Riusciamo a seguire una media di quindici famiglie della città di Reggio Emilia, tutto grazie ai volontari e alle donazioni di centri commerciali, cooperative agricole e singole persone che ci conoscono e supportano. Poi c’è Amali. Un centro del riuso che prende donazioni di vestiti che non sono distribuibili per gli aiuti in strada come borse da donna, scarpe da sera, camicie eleganti… Tutto il ricavato va per finanziare gli altri progetti di aiuto alle persone. Amali si trova in Via Due Canali 1 di fronte al mercato ortofrutticolo, il negozio è aperto tutti i sabati mattina e pomeriggio. Potrete fare acquisti etici di riuso e nel mentre aiutare le persone in difficoltà del territorio, venite a trovarci.

D.L.D.