Editoriali

Manolo Portanova e il mondo a parte del calcio

18 luglio 2023 | 18:34
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Manolo Portanova e il mondo a parte del calcio

I tifosi difendono la scelta di acquistare il centrocampista condannato per stupro, ma i dirigenti della Reggiana fanno ancora in tempo, con un sussulto di dignità, a chiudere questa brutta storia anche se dubitiamo che lo faranno

REGGIO EMILIA – Le reazioni dei tifosi, sulla nostra pagina Facebook, a chi contesta l’acquisizione, da parte della Reggiana, del centrocampista Manolo Portanova, condannato lo scorso dicembre, con rito abbreviato, a sei anni per stupro, dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che quello del calcio si considera veramente un mondo a parte.

Il Genoa, in cui Manolo Portanova giocava, ha messo fuori squadra il giocatore dopo la condanna del 6 dicembre 2022 e a Bari il giocatore è stato rifiutato perché i supporter locali si sono ribellati al suo ingaggio, ma questo, evidentemente, non sembra interessare né ai tifosi, né alla società granata che, anzi, pare interessata a portarsi a casa un giocatore che, in altre circostanze, difficilmente vestirebbe la maglia della Reggiana.

Il cinismo della dirigenza granata, tuttavia, potrebbe costarle caro, perché le reazioni del mondo politico reggiano e dei tifosi, soprattutto di sesso femminile, non si sono fatte attendere. Ora è vero che, fino a che una sentenza non è passata in giudicato, nessuno può essere considerato colpevole, ma, stabilito questo sacrosanto principio giuridico, è bene capire che ci sono anche delle ragioni di opportunità.

E’ opportuno che un gjocatore condannato in primo grado a sei anni per stupro vesta la casacca granata o di qualsiasi altra squadra? Noi crediamo di no. Fra l’altro resta da capire con quale serenità, visto che il processo andrà avanti, questo ragazzo di 24 anni potrà giocare e come accetterà l’arrivo a Reggio quando, prima della condanna, sognava ben altri lidi.

Ma la cosa che lascia più perplessi è che nelle reazioni dei tifosi e, a questo punto, anche nelle menti dei dirigenti della società granata, la cosa venga accettata senza farsi particolari scrupoli. Questi tifosi e dirigenti ragionerebbero allo stesso modo se un dipendente pubblico, un politico o un dipendente privato venissero condannati a sei anni per stupro o per altri reati di quella gravità? Quanti partiti aprirebbero loro le porte? Quante aziende sarebbero disposti ad assumerli e quali misure prenderebbero le pubbliche amministrazioni nei loro confronti?

Nell’Italia del 2023, se tutto questo accade nel calcio, invece, si può fare finta di nulla. Anzi, si deve dare una opportunità, velata di cinismo, a un giovane ragazzo a cui noi, comunque, auguriamo di riuscire a dimostrare che è innocente in questa brutta storia (e per farlo, forse, avrebbe bisogno di tranquillità e non di giocare a calcio ed essere inevitabilmente in mezzo alle polemiche).

D’altronde siamo il paese che ha appena assolto un bidello che ha toccato, per meno di 10 secondi, il gluteo di una studentessa, quando il pm aveva chiesto al giudice più di tre anni. I tifosi, probabilmente, non cambieranno idea, ma i dirigenti della Reggiana fanno ancora in tempo, con un sussulto di dignità, a chiudere questa brutta storia anche se dubitiamo che lo faranno.

Paolo Pergolizzi