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Perseverance, colpiti 77 utilizzatori di fatture false

14 giugno 2023 | 14:33
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Perseverance, colpiti 77 utilizzatori di fatture false

Il questore di Reggio: “Fare affari con la ‘ndrangheta non paga”

REGGIO EMILIA – L’assunto per cui fare affari insieme era conveniente, da cui la ‘ndrangheta in Emilia traeva potere, è stato per la prima volta messo in discussione. A farlo è un’operazione congiunta di Polizia e Guardia di finanza di Reggio Emilia che, su delega della Direzione antimafia di Bologna, ha colpito oggi 77 utilizzatori dei “servizi” offerti dalla cosca Grande Aracri alle aziende per evadere le tasse, cioè le fatture per operazioni inesistenti.

L’attività promana direttamente dall’inchiesta “Perseverance” che si è conclusa nel 2021 e ha visto nel novembre dell’anno scorso l’emissione di 22 condanne in primo grado per associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fine aggravati dal metodo mafioso come estorsione, detenzione di armi e reati finanziari, tutti collegati ad una vorticoso giro di false fatture per 13,4 milioni. Tra gli imputati che gestivano le fatture anche due esponenti del sodalizio n’dranghetistico emiliano: Salvatore Muto (del 1985) condannato a 16 anni e Domenico Cordua (per lui 15 anni di reclusione).

Nell’ambito di quel procedimento, inoltre, la sentenza ha disposto la confisca di otto società cartiere che offrivano in via “professionale”, l’emissione “di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, per consentire alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei propri redditi imponibili”. Ad utilizzarle per frodare il fisco sarebbero stati, tra il 2019 ei 2021, 77 imprenditori titolari di ditte individuali e srl di cui 15 con sede a Reggio Emilia, quattro a Modena, tre a Parma due a Ferrara e altre a Forlì, Lodi, Pisa, Perugia, Torino e Verona.

Le somme sottratte all’erario ammontano a circa 3,7 milioni mentre nei confronti di 27 indagati il gip ha disposto il sequestro di 2,5 milioni, ritenuti provento delle operazioni illecite. I profili di chi utilizzava le false fatture, spiega il colonnello Ivan Bixio, comandante provinciale della Gdf reggiana, “corrisponde a quello tipico degli evasori fiscali, con dichiarazioni dei redditi mancanti o quasi nulle in contraddizione con elementi indicativi di un alto tenore di vita”.

Perserverance

Ad evadere maggiormente è stata una società di Reggio in liquidazione (800.000 euro), mentre nel corso di una perquisizione sono stati trovati ad un’azienda 20.000 euro in contanti (in una cassettina rossa). “Questa operazione dimostra che fare affari con la criminalità organizzata non paga”, afferma il questore Giueseppe Ferrari. Il dirigente della squadra Mobile Guglielmo Battisti ricorda invece che unito al profilo “imprenditoriale”, la ‘ndrangheta ha anche un volto “della violenza e della potenza militare”. Esemplare per il dirigente una intercettazione captata in un negozio di telefonini dismesso nel centro di Reggio, a due passi della Questura, dove era in corso una riunione del clan.

“Un minuto prima si parlava di come punire una donna, se gambizzarla o sfregiarla con l’acido e subito dopo si discuteva di false fatture”, sottolinea Battisti. L’episodio citato fa riferimento al caso di una coppia di Soliera che, volendosi impossessare del patrimonio di alcuni anziani, si era rivolta alla cosca perché “sistemasse” la badante che intralciava i loro piani. I coniugi modenesi sono stati condannati entrambi in Perseverance a otto anni di reclusione per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.