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Paolo Bellini indagato per la strage di Capaci

29 giugno 2023 | 20:14
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Paolo Bellini indagato per la strage di Capaci

L’ex primula nera reggiana è anche sotto indagine per gli attentati in via dei Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano e in via Fauro a Roma

REGGIO EMILIA – La condanna in primo grado per la strage di Bologna non è l’unica vicenda a carico di Paolo Bellini. L’ex primula nera reggiana è attualmente sotto indagine anche per la bomba a Capaci, gli attentati in via dei Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano e in via Fauro a Roma. Questa rivelazione emerge dagli atti che hanno portato all’arresto dell’ex esponente di Avanguardia Nazionale. La Procura Generale di Bologna ha ricevuto intercettazioni realizzate dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) e dal ROS (Reparto operativo speciale) dei Carabinieri, su richiesta delle procure di Caltanissetta e Firenze.

Le intercettazioni, ottenute tramite microfoni piazzati presso la residenza di Bellini, hanno registrato le sue minacce nei confronti dell’ex moglie, che lo ha identificato in un filmato dell’epoca, contribuendo così alla sua condanna all’ergastolo per la strage ferroviaria. Le registrazioni testimoniano anche le minacce rivolte al presidente della Corte d’Assise di Bologna, Francesco Maria Caruso, che ha emesso la sentenza di condanna. Queste intercettazioni sono state trasmesse alla Procura Generale di Bologna, che ha richiesto e ottenuto l’arresto di Bellini.

Al momento, Bellini si trova detenuto a Spoleto, ma prima del suo arresto è riuscito a presentarsi dinanzi ai magistrati di Caltanissetta e Firenze, dove era previsto un interrogatorio fissato due giorni fa, il 27 giugno. Durante l’interrogatorio, l’indagato è stato sottoposto anche a una perquisizione, e ha negato categoricamente tutte le accuse a lui mosse.

La procuratrice reggente di Bologna, Lucia Musti, in conferenza stampa per l’arresto di Bellini dopo la condanna in primo grado per la strage del 2 agosto 1980 nella città Felsinea, ha detto di avere acquisito agli atti anche intercettazioni “messe a disposizione dalla Dda di Caltanissetta con la Dia e dalla Dda di Firenze con il Ros, con il coordinamento del Procura nazionale antimafia”.

L’inchiesta della Procura di Caltanissetta punta a chiarire il motivo delle presenze di Bellini in Sicilia in periodi antecedenti la strage di Capaci. L’ex di Avanguardia nazionale aveva conosciuto in carcere, nel 1988, il boss di Altofonte Nino Gioè, coinvolto nella strage di Capaci e ufficialmente morto suicida nella notte fra il 28 e il 29 luglio del 1993, l’anno degli attentati a Roma e Milano.

Di lui parlò anche il pentito Santino Di Matteo, padre del piccolo Giuseppe assassinato dalla mafia, ricostruendo una presunta trattativa per il recupero delle opere artistiche rubate tramite Paolo Bellini. “Mi ricordo che un giorno Antonino Gioè venne a casa mia con questo Paolo Bellini, che a quanto avevo capito era uno dei servizi – disse Di Matteo deponendo il 12 giugno del 2014 al processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia – Io gli offri un caffè, poi andarono a casa di Gioè. Seppi poi che Bellini e Gioè parlarono di un accordo per il recupero di un quadro in cambio dell’interessamento di Bellini per l’ammorbidimento del carcere duro e su alcuni processi”.