Mensa Ausl, i sindacati: “Pasto garantito? Otto dipendenti su 10 pagano di tasca propria”

21 giugno 2023 | 17:12
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Mensa Ausl, i sindacati: “Pasto garantito? Otto dipendenti su 10 pagano di tasca propria”

Cgil, Cisl e Uil: “Capiamo la difesa d’ufficio dell’azienda, ma i dati che fornisce la smentiscono”

REGGIO EMILIA – “Pasto garantito a tutti? Capiamo la difesa d’ufficio dell’azienda, ma i dati che fornisce la smentiscono”. Questa la replica delle categorie della funzione pubblica di Cgil, Cisl Uil alla direzione dell’Ausl.

Aggiungono i sindacati: “La direzione rivendica di aver dato corso alla convenzione regionale individuando circa 200 locali convenzionati in tutta la provincia e sostenendo che gli esercizi disponibili sui distretti di Correggio e Guastalla, quelli più in difficoltà perché da anni senza una mensa interna, sono in grado di fornire rispettivamente 55 e 110 pasti giornalieri”.

Ribattono i sindacati: “Sul primo dato, ossia i circa 200 dei locali aderenti alla convenzione segnaliamo che circa il 77% (ossia 156 esercizi) applica il buono pasto a valore, ossia sono locali dove il dipendente Ausl consuma il pasto secondo i prezzi del locale stesso e integra la differenza di tasca sua. Circa l’11% (23 locali) offre un pasto completo, ossia uguale a quello garantito ad oggi nelle mense aziendali. Un altrettanto 11% invece offre il pasto ridotto, ossia o primo o secondo o pizza. Questo si traduce che in quasi 8 posti su 10 il dipendente deve tirare fuori dei soldi per consumare quello che poteva mangiare fino al 31 maggio: ricordiamo che, nell’ultimo incontro, l’Ausl ha dichiarato al tavolo della contrattazione che a favore dei dipendenti nelle mense interne vengo investiti fino a 12 euro per ogni accesso”.

Infine, “quando l’azienda rivendica che a Correggio è in grado di fornire 55 pasti al giorno forse dimentica che i dipendenti che lavorano al San Sebastiano sono 506. Stesso discorso per Guastalla. La direzione rimarca di poter offrire 110 pasti al giorno. Peccato che gli aventi diritto siano 720 – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – Questa differenza è la concretizzazione delle pessime condizioni di accesso al servizio mensa. È naturale, che se questo non va incontro alle esigenze dei dipendenti, questi poi non utilizzino il servizio. E infine notiamo una chiara contraddizione tra l’azione esterna dell’azienda, spesso volta a promuovere corretti stili di vita e anche di alimentazione, e quella interna, dove nei fatti non sta prendendo cura dell’alimentazione dei propri dipendenti”.