Imprese, 4.730 nuovi contratti: 3 su 4 sono precari

16 giugno 2023 | 16:16
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Imprese, 4.730 nuovi contratti: 3 su 4 sono precari

Il 58% è nei servizi: persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro

REGGIO EMILIA – Sono 4.730 i nuovi contratti che saranno attivati dalle imprese reggiane a giugno: le analisi dell’Ufficio studi della Camera di commercio, infatti, evidenziano una crescita del 9,24% (corrispondente a 410 unità in più) rispetto allo stesso mese del 2022. Su base trimestrale (giugno-agosto) l’incremento sarà del 6,1%, e i nuovi contratti saliranno così a 11.830, vale a dire +680 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Osservando i dati relativi a giugno, le entrate previste si concentreranno per il 58% nei servizi e per il 57% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il settore servizi esprime dati previsionali sostanzialmente in linea con quelli del 2022, mentre si osserva un rilevante incremento dei nuovi contratti nell’industria (+25,1% rispetto al giugno dello scorso anno), principalmente grazie alle industrie meccaniche ed elettroniche (590 nuove assunzioni) ed alle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (390 nuovi addetti).

Nell’ambito dei servizi, la voce più importante è quella dei servizi alle imprese, 970 nuovi ingressi, seguita dai sevizi di alloggio e ristorazione (770) dai servizi alle persone (510) e dal commercio (500). Nel 23% dei casi, le entrate previste saranno stabili, con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 77% a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita). Guardando l’area aziendale di inserimento, il 47,5% dei profili mensili ricercati sarà destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 15,1% all’area tecnica e di progettazione, il 14,6% assumerà ruolo nelle funzioni commerciali e di vendita, il 14,1% si occuperà di logistica, il 5,2% andrà in amministrazione e il 3,4%, nell’area direzione e servizi generali.

Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 55% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 61% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica. Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: tecnici della distribuzione commerciale (nell’85,7% dei casi, di difficile reperimento), tecnici in campo ingegneristico (nell’80,9% dei casi), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (nel 76% dei casi), ingegneri (68% dei casi), specialisti nelle scienze della vita (66,7% dei casi).

Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono le professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (nell’81,1% dei casi), gli operatori della cura estetica (nel 59,6% dei casi), gli addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela (55,9%), gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione ( in 53,1% dei casi). Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento gli operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche (di difficile reperimento nell’84,8% dei casi), seguiti dagli operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento delle strutture edili (nell’82,6% dei casi), operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (75,7%) e meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (71,8% dei casi).

Nel 40% dei casi i nuovi contratti riguarderanno giovani con meno di 30 anni e per una quota pari al 25% le imprese prevedono di assumere personale immigrato.