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Festival Aperto, un “algoritmo popolare”

22 giugno 2023 | 17:02
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Festival Aperto, un “algoritmo popolare”

Dal 23 settembre al 19 novembre andranno in scena concerti, performance, coreografie, workshop, incontri, mostre, spettacoli

REGGIO EMILIA – Dal 23 settembre al 19 novembre 2023 a Reggio Emilia torna il Festival Aperto: concerti, performance, coreografie, workshop, incontri, mostre, spettacoli, proposti da Fondazione I Teatri con Reggio Parma Festival, per leggere il presente guardando al futuro.

Questa 15esima edizione mette insieme due parole divergenti, molto diffuse, e anche molto abusate: “Algoritmo popolare”: parole che indicano due straordinari tesori di conoscenza a cui il teatro vuole attingere con 35 tra spettacoli e incontri,45 repliche, 8 tra produzioni e coproduzioni, 8 tra prime assolute e prime italiane.

Fresco vincitore del Premio Abbiati, dedicato alla memoria di Roberto Masotti, il festival si svolgerà tra Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto, Teatro Cavallerizza, Sala Verdi, Parco del Popolo accogliendo musicisti, danzatori, circensi, performer, coreografi, artisti italiani e internazionali: si attiveranno nuove reti e collaborazioni, altre si rinnoveranno, mentre ci si continuerà a interrogare sulla contemporaneità, sulla strada che batte da sempre il festival, di sperimentazione e innovazione dei linguaggi delle arti dello spettacolo dal vivo.

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Opening del Festival con She/هي/Elle/Lei di Ginevra Di Marco, con Almar’a Orchestra delle donne arabe e del Mediterraneo e Orchestra di Piazza Vittorio, che propone in musica modi antichi eppure ancora così nostri: le donne, le culture di un mare che secoli fa univa e oggi divide. Riccardo Tesi e Banditaliana, con Tosca ospite speciale, ci fanno conoscere tesori del ballo liscio in diverse sue espressioni (dalle origini alle tinte jazz), al di fuori di ogni concezione stereotipata.

La musica contemporanea processa ogni tipo di materiale, compreso quello popolare: ai Folk Songs di Luciano Berio (da paesi di tutto il mondo) si affianca Tanka di Ivan Fedele (novità assoluta) basato su brevi componimenti poetici giapponesi, nel concerto di Icarus Ensemble, Ljuba Bergamelli e Marco Angius.

Dal Mali, la kora di Ballaké Sissoko e la console elettronica di Lorenzo Bianchi Hoesch entrano in dialogo da luoghi reciprocamente così remoti nel progetto Radicants, per creare un mondo sonoro integrato e condiviso.

Talvolta compositori impegnati hanno preso esplicite posizioni politiche. Ciò emerge in due concerti: Risonanze e ideali (Solidarität Brigade / Coro del Conservatorio di Venezia / Giovanni Mancuso) omaggio a Luigi Nono con musiche di diversi autori cui egli si è ispirato o che si sono ispirati a lui, fra politica e poesia. E The people united will never be defeated! di Frederic Rzewski, imponente lavoro pianistico di 36 variazioni sul tema della celeberrima canzone cilena El Pueblo unido, eseguito da Emanuele Arciuli.

Una selva di piccoli oggetti elettromeccanici di uso comune (sveglie, frullatori, ventilatori…) manipolati e hackerati in modo da poter essere, fra una selva di cavi, governati dal computer, suonano insieme agli strumenti dal vivo in Systema Naturæ di Mauro Lanza e Andrea Valle, con mdi Ensemble. Gli altoparlanti diventano personaggi in azione nel surreale Speaking Cables di Agnese Banti. Gli strumenti musicali diventano una pirotecnica attrezzeria/scenografia suonabile in Jules Verne di Giorgio Battistelli, con i tre percussionisti di Ars Ludi in veste simultaneamente di polistrumentisti, attori e cantanti.

Due progetti meritano un focus speciale in quanto hanno a che fare con la storia di Reggio Emilia. 50 anni fa, nel 1973, prendeva il via Musica /Realtà, iniziativa musicale con incontri e concerti diffusi nei luoghi più disparati, oltre che in teatro. Non una rassegna, né un festival. Piuttosto un laboratorio di partecipazione che portava le musiche a lavoratori, studenti, cittadini, e che ha contribuito fortemente a determinare la vocazione al contemporaneo della città. Il progetto nuovissimo Circus Audienti per voci registrate, giornalista narrante, musicisti itineranti, ensemble, video ed elettronica di Fabio Cifariello Ciardi (Icarus vs. Muzak diretto da Dario Garegnani) prende quell’esperienza come materiale (da archivi sonori e visivi), mettendola a reazione con materiali odierni (interviste, flash mob musicali nel centro cittadino), nell’intento di cogliere attraverso molteplici canali comunicativi lo spirito della città fra passato e presente.

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L’anno successivo, 1974, ebbe luogo al Teatro Municipale la mostra “Arnold Schoenberg” a cura della Biblioteca di Stato di Vienna, la più grande mai realizzata sul compositore, con 512 pezzi esposti. Si racconta che la mostra ebbe più visitatori a Reggio Emilia che non a Vienna, e non importa se sia vero o meno: resta la forza della musica e della cultura, quand’anche ritenuta “difficile”. A Schoenberg è dedicato il progetto Verklaerte Nacht di Viktoria Mullova e Matthew Barley, con il Mullova Ensemble, progetto innovativo che forza la forma concerto con una drammaturgia di musiche, danza, scene e luci che conducono al pezzo forte: la Notte Trasfigurata in cui l’amore ha il potere di cambiare le cose, in nome “della diversità, dell’inclusione, del dialogo e della tolleranza” (così gli autori).

Le musiche pop rock jazz, e i loro infiniti dialetti, portano il codice popolare nella loro stessa costituzione: le canzoni fra California e Messico, country alternativo e mariachi, fra culture anglofona e ispanica del gruppo indie-rock Calexico (anteprima del Barezzi Festival). La stratificazione di vari aspetti della musica neroamericana nella fusion che Stanley Clarke N4Ever Quintet opera tra blues, jazz, funk e rock.

La tradizione ebraica e il free jazz sono la matrice del progetto New Masada di John Zorn, ma il ritratto del grande sassofonista, multistrumentista, compositore e produttore è assai più vasto in occasione del suo 70°compleanno che si festeggia nei festival di tre città: Reggio Emilia Aperto, Modena L’Altro Suono, Bologna AngelicA. Tanti artisti eccelsi di diversa provenienza, dalla contemporanea all’improvvisazione all’hardcore metallico, suonano le sue musiche. La soprano e direttrice Barbara Hannigan, i pianisti Stephen Gosling e Brian Marsella, i chitarristi Julian Lage e Matt Hollenberg, il tastierista John Medeski, la vibrafonista Sae Hashimoto e altri ancora – oltre s’intende a Zorn medesimo.

Al Festival Aperto succede anche che Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo FaturCCCP Fedeli alla linea  – si vedranno di nuovo insieme, sul palcoscenico del Teatro Valli, in un Gran Gala Punkettone in concomitanza con la mostra Felicitazioni! CCCP – Fedeli alla linea 1984-2024 di Fondazione Palazzo Magnani. Due celebranti – Daria Bignardi e Andrea Scanzi – un gran maestro di cerimonia, regista d’opera – Fabio Cherstich. E cosa succederà in quella sera lo vedrà solo chi ci sarà.

Il Festival Aperto, lato Danza porta straordinarie compagnie internazionali. Anne Teresa De Keersmaeker /Rosas torna con Exit above – after the tempest, in cui la camminata come movimento primordiale e il blues come fonte musicale si incontrano in uno spettacolo che è un inedito confronto con le radici della musica pop occidentale. Ad affiancare le danzatrici e i danzatori della compagnia, sono, questa volta, Meskerem Mees – cantautrice fiamminga emergente di origini etiopi – che comporrà una serie di variazioni e adattamenti delle “walking songs” e Jean-Marie Aerts, sound designer dei TC Matic, leggendaria formazione rock belga degli anni Ottanta.

La visionaria Compagnia dei Peeping Tom presenta la nuova produzione che catapulta il pubblico in un viaggio manipolativo di proporzioni apocalittiche: una nuova performance cinematografica di grande impatto visivo, che esplora le relazioni umane, le manipolazioni quotidiane e i fantasmi intergenerazionali, ma anche la maestria, cosa significa darsi al palcoscenico come performer e la falsità di ciò che viene presentato come reale.  S 62° 58′, W 60° 39′, il titolo indica le coordinate geografiche e temporali di un punto di un deserto artico, dove una nave e la sua piccola comunità sono intrappolate in una montagna di ghiaccio.

Momo, della Compagnia Batsheva è uno spettacolo da non perdere del coreografo israeliano Ohad Naharin, che va alla ricerca di verità e di bellezza attraverso la delicatezza e l’energia: con una colonna sonora per lo più tratta dall’album Landfall della leggendaria Laurie Anderson e del Kronos Quartet, uno dei più importanti ensemble di musica classica contemporanea.
Il festival prevede anche due workshop, uno per danzatori professionisti e uno aperto a tutti di tecnica gaga, il rivoluzionario linguaggio del corpo che porta la firma dello stesso coreografo israeliano Ohad Naharin.

Spazio anche a DanzaER, progetto per la promozione internazionale della danza contemporanea dell’Emilia-Romagna, promosso dal Tavolo Regionale della Danza, un network  costituito dall’Assessorato Cultura e Paesaggio, ATER Fondazione, Emilia-Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Nazionale della Danza e Rete Anticorpi.

In questa vetrina, tra gli altri, la Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto a presentare sia le Microdanze, sia il suo spettacolo Over Dance, firmato da Angelin Preljocaj e Rachid Ouramdane e interpretato da danzatori Over 65. E poi Gruppo Nanou, Dewey Dell, Silvia Gribaudi con MM Contemporary Dance Company, Nicola Galli, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi.

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Torna, oltre all’appuntamento con lo spettacolo vincitore del Premio della Critica del progetto Direction Under 30, del Teatro Sociale di Gualtieri, la collaborazione con il Festival Dinamico e una serie di proposte tra circo e danza, e destinati a tout public, un pubblico di tutte le età: da Les Josianes – spettacolo di strada tutto al femminile che unisce circo, danza e danza verticale – a Mazut punto di partenza nel percorso artistico dei franco-catalani Baro d’evel, il duo costituito da Blaï Mateu Trias e Camille Decourtye.

ll nuovo spettacolo de La Veronal diretto da Marcos Morau,Firmamento, si rivolge con interesse particolare agli adolescenti e alle nuove generazioni. In prima italiana Alexander Vantournhout, artista belga tra danza e circo, porta ad Aperto un nuovo lavoro per otto danzatori acrobati intitolato Foreshadow, in cui – con il sottofondo di musica rock sperimentale, gli artisti esplorano i limiti fisici di un gigantesco ostacolo verticale. La chiusura del Festival coincide con la conclusione del progetto La passione dei Possibili, focus che il Reggio Parma Festival dedica all’icona della danza Maguy Marin e che qui presenterà, in prima italiana, la sua nuova creazione in cui la coreografa, Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia, si interroga su temi attuali, con lo sguardo ironico e potente che la contraddistingue.

Biglietti in vendita su https://www.iteatri.re.it/tipo/aperto/
Per il Festival Aperto sono in vendita alla biglietteria carnet scontati da 10 ingressi.