Fatture false con la ‘ndrangheta, indagata la Dimora d’Abramo

15 giugno 2023 | 16:55
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Fatture false con la ‘ndrangheta, indagata la Dimora d’Abramo

L’ex presidente Luigi Codeluppi è fra i 77 indagati nel filone bis dell’inchiesta Perseverance. Salati (Lega): “E’ inquietante”

REGGIO EMILIA – C’è anche l’ex presidente della Dimora D’Abramo, Luigi Codeluppi, fra i 77 indagati nel filone bis dell’inchiesta Perseverance, coordinata dal pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi e condotta da polizia e Finanza relativa a soggetti che si sarebbero rivolti a società riconducibili alla ’ndrangheta per emettere fatture false nei loro confronti e abbattere così il carico fiscale. Lo riporta Il Resto del Carlino.

La Dimora D’Abramo, lo ricordiamo, è una cooperativa di Reggio specializzata nella gestione e nell’accoglienza dei migranti. La Finanza ha messo nel mirino nove fatture fra il 2018 e il 2019, inserite nelle dichiarazioni annuali d’imposta, per un importo complessivo di 59mila e 900 euro. Le fatture sono state emesse dalla Daara srls, dalla Emil System srls e dalla Ellepi Z. Technology, ritenute dagli inquirenti le ’cartiere’ della cosca.

Codeluppi non è comunque tra i 31 indagati a piede libero nei confronti dei quali è stato emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente (per un totale di 2,5 milioni) disposto dal gip del tribunale di Bologna Alberto Ziroldi. A nessuno degli indagati, per ora, sono contestati, in questa fase preliminare, l’aggravante mafiosa o ipotesi di reato correlate all’associazione a delinquere. Devono rispondere, a vario titolo, di fatture false e reati di natura fiscale e tributaria.

Sulla vicenda interviene Roberto Salati, capogrupo della Lega in consiglio comunale, che scrive: “Si tratta di accuse molto gravi che, se dovessero essere confermate, porterebbero alla luce un inquietante legame tra la più nota cooperativa del territorio che svolge attività nell’ambito dell’ accoglienza e la criminalità ndranghetista. È necessario che venga al più presto chiarito se la Dimora D’Abramo ha operato per meri interessi economici e di profitto, o se invece lo ha fatto animata da sentimenti di accoglienza, inclusività e benessere nei confronti dei migranti. Esprimiamo pertanto piena fiducia nell’operato della magistratura e degli organi inquirenti affinché vengano al più presto chiarite le posizioni di tutti i soggetti ad oggi indagati nell’ambito di questa sconvolgente inchiesta giudiziaria”.