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Angeli e Demoni, così iniziarono indagini su ex Anghinolfi

14 giugno 2023 | 14:54
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Angeli e Demoni, così iniziarono indagini su ex Anghinolfi

Partirono da controlli dei carabinieri perché non influenzasse la bambina data a lei e alla compagna

REGGIO EMILIA – La minore che avevano in affidamento avrebbe dovuto sostenere di lì a poco un colloquio con la psicoterapeuta (l’imputata Nadia Bolognini, ndr), propedeutico a sua volta ad un incontro con un perito del tribunale dei minorenni di Bologna. E i carabinieri di Reggio Emilia decisero di controllare che la piccola non fosse “preparata” dalla coppia affidataria.

Così il maresciallo dell’Arma Giuseppe Milano ha spiegato oggi in aula, nel processo Angeli e Demoni, la genesi delle indagini su D. B. e F. B., la coppia omosessuale a cui l’ex capo dei servizi sociali Federica Anghinolfi – che in passato aveva avuto una relazione sentimentale con F.B. – aveva deciso di affidare una bambina allontanata dalla famiglia naturale.

Le dichiarazioni di Milano si collocano nell’ambito del controesame del testimone della Procura, iniziato stamattina, da parte della difesa delle due imputate. Tra le tante domande poste al militare anche alcune sull’installazione delle “cimici” sull’auto di D.B. che registrarono una delle intercettazioni più roventi del processo. E’ quella in cui D.B., infuriata perché la minore non voleva raccontare dei presunti abusi subiti in famiglia, le avrebbe gridato “Non ti voglio più”, per poi farla scendere dall’auto sotto la pioggia battente. Le accuse contestate a D. B. e F. B. sono di depistaggio e maltrattamenti (fonte Dire).