Autonomia, Reggio Emilia contro la riforma Calderoli

25 maggio 2023 | 16:50
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Autonomia, Reggio Emilia contro la riforma Calderoli

Cgil, Anpi e Associazione reggiana per la Costituzione preparano la resistenza al Ddl: “Spacca il paese”. Lunedì un convegno alla Camera del lavoro

REGGIO EMILIA – A Reggio Emilia Cgil, Anpi e Associazione reggiana per la Costituzione accendono un riflettore e una spia d’allarme sulla riforma costituzionale della cosiddetta “autonomia differenziata”, proposta nel disegno di legge a firma del ministro Roberto Calderoli. Il testo, approvato dal Consiglio dei ministri il 2 febbraio scorso, prevede in sintesi che ogni regione possa, attraverso un percorso negoziale con il Governo, assurgere più materie su cui ha una competenza diretta rispetto a ora.

Il tema, su cui sindacato e associazioni esprimono un giudizio fortemente negativo, sarà discusso lunedi prossimo (29 maggio) in una tavola rotonda a partire dalle 16.30 nella Sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Reggio Emilia. I relatori sono Marina Balestrieri della segreteria Cgil dell’Emilia- Romagna, Vanni Bulgarelli presidente dell’Anpi di Modena e membro dell’associazione nazionale che segue l’iter della legge, e Claudia Tubertini, docente di diritto amministrativo all’Università di Bologna esperta dell’argomento.

Il ddl nasce da lontano, cioè dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001. Nel 2018 poi, le tre principali regioni del Nord- Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna- siglarono delle ‘pre intese’ con il Governo, indicando le materie da gestire autonomamente. Per il segretario della Cgil di Reggio Emilia, Cristian Sesena, si tratta però di “una legge pericolosissima” che, in prospettiva potrebbe “spaccare l’Italia in 21 Stati prerisorgimentali”.

E ancora: “Una riforma che guarda agli appetiti di alcune delle regioni più ricche che come negli anni 90 sognano di sganciarsi da ‘Roma Ladrona’ e di smettere di versare soldi nell’erario pubblico per gestirli in proprio”. Ma “per le regioni del sud, questo scenario sarebbe assolutamente funesto”, aggiunge Sesena.

Già oggi, continua il segretario, “abbiamo segnali di un Paese che viaggia a due velocità: se prendiamo la sanità, la migrazione interna delle persone del sud che vengono a farsi curare negli ospedali del nord è emblematica delle disuguaglianze che esistono. In una situazione come quella prefigurata dalla riforma la disuguaglianza diventerebbe non un problema, ma una strutturalità con il fatto che poi che eventuali servizi sanitari oggi gratuiti, diventerebbero onerosi e accessibili solo a chi può permetterseli”.

Inoltre “per come è stata pensata è una riforma a saldo zero per lo Stato: vuol dire che non ci sono risorse per far sì che, qualora la legge vada in porto, le Regioni (attualmente sono quasi tutte sovvenzionate dallo Stato) abbiano le condizioni per potersi reggere sulle proprie gambe”. Infine all’orizzonte “c’è poi anche il fatto che tutte le riforme costituzionali abbozzate fino ad oggi sono finite nel dimenticatoio per il voto del referendum. Noi oggi non abbiamo la certezza che a quel voto sul referendum ci si potrà arrivare perché i due terzi del Parlamento per legiferare senza un referendum conservativo non sono così chimerici come era in passato”. Rischiamo quindi, conclude Sesena, “di trovarci uno Stato profondamente cambiato senza la consultazione del popolo italiano e venendo a mancare del tutto il ruolo del Parlamento negli accordi tra regioni e Governo”.

Ermete Fiaccadori, presidente dell’Anpi di Reggio Emilia, vede il disegno di legge “vessato da una serie di incertezze, vincoli e contraddizioni molto pesanti”. Ad esempio, spiega, “l’attuazione di questa norma è subordinata ai cosiddetti Lep, i livelli essenziali delle prestazioni (analoghi ai Lea in sanità), ma su questi non c’è un minimo criterio di discussione per definirli”. Si tratta inoltre di una legge “verticistica” perchè “sugli accordi tra Governo e Regioni e il Parlamento potrà esprimere solo un parere, diventando un mero organo consultivo, senza contare che nulla si dice sul destino di quelle regioni che non firmeranno gli accordi”.

Rina Zardetto, dell’associazione reggiana per la Costituzione ricorda che il 23 maggio scorso, nella prima audizione in Senato sul disegno di legge, “il dossier ha avuto reazioni di contrarietà da parte di tantissimi esperti che, con dati alla mano, hanno evidenziato ciò che resterà della coesione del Paese e del funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi da erogare ai cittadini dopo lo ‘spacchettamento’ delle materie”.

Il dibattito, insiste Zardetto, “va portato in Parlamento e sopratutto fra i cittadini che sanno poco di questa riforma che si scaricherà su di loro e sugli enti locali a loro più prossimi, come i Comuni, svuotandoli di funzioni importanti”. Dunqe, conclude Zardetto, “dovremo lanciare a breve un ampio fronte per opporci a questa legge”. Sesena riprende la parola per concludere: “Riteniamo che su questa ci sia una coltre di silenzio molto preoccupante. L’evento di lunedì vuole quindi essere un momento di formazione e informazione aperto a tutta la città, per seminare qualche dubbio”.