Decessi improvvisi sportivi, il dottor Manari: “Le morti precoci sono in calo”

15 aprile 2023 | 17:19
Share0
Decessi improvvisi sportivi, il dottor Manari: “Le morti precoci sono in calo”

Il medico reggiano che ha seguito da vicino atleti del calibro di Alberto Tomba, Marco Pantani: “L’obbligatorietà della visita medico sportiva agonistica si è rivelata, e si dimostra tuttora, un ottimo strumento di prevenzione”

REGGIO EMILIA – Le morti improvvise e la frenesia che attanaglia l’essere umano sono dinamiche che tendono a spaventare il cittadino reggiano, e non solo. Pertanto cerchiamo di rasserenare gli animi scambiando due parole con il dottor Danilo Manari (punto di riferimento come cardiologo e medico dello sport dapprima presso l’Azienda Ospedaliera ‘Santa Maria Nuova’, poi alla Casa di cura ‘Salus Hospital’ e oggi direttore sanitario del ‘Centro Cuore e Salute’). Un professionista di spessore che ha seguito da vicino atleti del calibro di Alberto Tomba, Marco Pantani e team professionistici di calcio: nello specifico serie A, B, C, Ligue 1, Premier League.

E’ esploso recentemente, improvviso per le sue dimensioni, il caso delle morti precoci tra i calciatori che hanno militato in Italia. Ha potuto elaborare un suo parere?
Dal punto di vista dell’impatto mediatico capisco che possa apparire vertiginoso l’aumento dei decessi improvvisi in ambito sportivo, ma la realtà statistica è ben altra e ci dice che sono in calo, soprattutto da quando in Italia è stata introdotta l’obbligatorietà della visita medico sportiva agonistica. Quest’ultima, sulla base di molteplici studi, si è rivelata, e si dimostra tuttora, un ottimo strumento di prevenzione. In effetti ognuno di noi, indipendentemente dal fatto di essere un atleta, dovrebbe periodicamente effettuare un elettrocardiogramma di base, meglio ancora un elettrocardiogramma da sforzo, e la molto preziosa ecocardiografia, esami che consentono di valutare lo status del proprio fisico. Purtroppo è anche vero che vi sono patologie molto infide che non danno segnali della loro presenza sino al verificarsi dell’evento fatale. In questi casi non basta affidarsi alla fortuna, ma occorre non sottovalutare mai quelli che possono essere segnali premonitori, ad esempio svenimenti, giramenti di testa, situazioni che dovrebbero portare ognuno di noi a non sentirci invulnerabili, ma indurci a sottoporci a un controllo medico. La prevenzione è vitale. Anche un corretto stile di vita e un’alimentazione bilanciata/equilibrata, studiata con l’aiuto di un dietologo serio, aiutano a vivere meglio e invecchiare in maniera fisiologica. E la prima forma di malattia contemporanea, lo stress, può essere più facilmente combattuto anche praticando lo sport che è risaputo essere il miglior ansiolitico sulla faccia della terra. Permette di dormire meglio, di essere più rilassati e pronti ad affrontare le problematiche giornaliere.

Nei giorni scorsi i MMG (medici di medicina generale) reggiani hanno proclamano lo stato di agitazione, lamentando di “non avere più il tempo necessario per visitare in studio e seguire i pazienti cronici e gli allettati”. Potrebbe fornire qualche soluzione in merito?
Conosco perfettamente i problemi che attanagliano la sanità, avendo lavorato in passato in ambito pubblico e da qualche anno in un contesto privato. Purtroppo, non riuscirò a soddisfare la sua curiosità dato che non ho competenze di politica sanitaria.

Addentrandoci nel lato personale, le è mai capitato di soffrire per un paziente? E se sì, come ha superato il trauma?
In linea generale un medico, in misura maggiore o minore, potrebbe lasciarsi coinvolgere da tutte le situazioni che lo attanagliano. Per questo motivo è strettamente necessario che il professionista mantenga un minimo di distacco affinché un coinvolgimento emotivo non lo porti a perdere lucidità nell’aiutare il paziente stesso.

Quali sono le cure che prescrive ai professionisti, ma che potrebbero essere utili anche agli sportivi dilettanti?
Dipende dalle situazione che andiamo a rilevare. In linea di massima, se una persona sino a quel momento è stata attiva dal punto di vista fisico, facciamo in modo di non fermarla mai completamente. Il contraccolpo sia fisico sia psicologico potrebbe essere molto importante. Poi è chiaro che cerchiamo di creare una compatibilità tra la sua situazione clinica e quello che può compiere, tenendo presente che un conto è fare attività fisica in generale, un conto è fare sport e un conto ancora è fare sport agonistico, perché entrano in ballo delle dinamiche che non sono tutte ben simulabili o conoscibili in condizioni di laboratorio.

Se potesse tornare indietro nel tempo muterebbe qualche sua scelta?
Recentemente ho spento le settanta candeline e uno sguardo indietro è inevitabile. Credo che la fortuna mi abbia sempre assistito nel mio percorso professionale e sono fiero di ciò che ho realizzato sino ad oggi. Posso affermare di avere accumulato numerose esperienze in ambito sia medico sportivo sia cardiologico e, ognuna di queste è ben presente nella mia memoria anche emotiva.

Quali consigli potrebbe elargire a chi intende seguire il suo percorso professionale?
Il mio cammino è stato e continua ad essere atipico e originale, più che a una discesa libera assomiglia a uno slalom. Non credo di poter fornire consigli alle giovani leve però, come sono solito ribadire a mia figlia, ognuno deve sentirsi libero di seguire ciò che gli piace e al contempo lo gratifica.