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Servizi educativi, i Cobas: “I lavoratori delle coop non hanno gli stessi diritti degli altri”

13 marzo 2023 | 15:05
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Servizi educativi, i Cobas: “I lavoratori delle coop non hanno gli stessi diritti degli altri”

Il sindacato: “Il sistema pubblico – privato nella gestione dei servizi alla persona si basa su retribuzione e diritti inferiori per le dipendenti”

REGGIO EMILIAIn merito alle dichiarazioni emerse a mezzo stampa delle centrali cooperative e dall’assessore Curioni, come educatrici/ori operanti nel Comune di Reggio Emilia e Provincia negli appalti sull’integrazione scolastica e territoriale ci sentiamo profondamente indignati.

Legacoop e Confcooperative dichiarano che diritti e doveri delle lavoratrici e dei lavoratori delle cooperative sociali delle scuole e nidi dell’infanzia di Reggio Emilia corrispondono a quelli delle dipendenti comunali, con contratto pubblico. Questa affermazione non corrisponde alla realtà. Le condizioni contrattuali sono molto diverse. Se le centrali cooperative vogliono rinnovare il contratto nazionale di lavoro delle Coop Sociali, scaduto nel 2019 e oggetto di rinnovo proprio in questo periodo, e renderlo equivalente a quello dei dipendenti comunali e statali ci fa molto piacere.

Fino ad allora bisogna essere intellettualmente onesti e dire che il sistema pubblico – privato nella gestione dei servizi alla persona si basa su retribuzione e diritti inferiori per le dipendenti (la maggior parte sono donne) delle cooperative sociali. Alcuni esempi.

Il riconoscimento della maternità è soltanto all’80% a differenza del 100% dei dipendenti comunali. La retribuzione lorda oraria di un’educatrice professionale, livello D1, dipendente Coop. Soc. è 9,15€, la retribuzione lorda oraria di maestra comunale è 11,08 € lordi. Il contratto full time delle coop. sociali è di 38 ore settimanali, il contratto dei dipendenti comunali è di 36 ore settimanali. Ciò comporta che le cooperative sociali tendono ad assumere con contratti part time (meno di 38 ore) con conseguenze sulla maturazione di contributi (pensione), ferie e malattia.

Nel periodo estivo la retribuzione viene riconosciuta solo se nei mesi precedenti sono state fatte ore aggiuntive (sono state cioè messe in banca ore), altrimenti la retribuzione non viene garantita. L’utilizzo della banca ore permette inoltre di non vedersi mai riconosciuto il pagamento di ore straordinarie.

Essere dipendenti di coop. sociali vuol dire gestire servizi pubblici ma in appalto, e la gara di appalto la scrive il Comune o altro Ente pubblico. In base a come viene scritta si possono determinare situazioni di ancora maggiore diversità – inferiorità di diritti.

Un esempio: negli appalti del Comune di Reggio Emilia, in caso di assenza del bambino, l’educatore rimane a lavorare in classe. Gli educatori che lavorano negli appalti dei Comuni della Provincia, in caso di assenza del bambino vengono mandati a casa come se lavorassero a cottimo. Negli ultimi anni siamo stati costretti ad acquisire 60 cfu formativi, pagandoci corsi dai 600 ai 1.200 euro, con la pressione, da parte delle cooperative, che chi non li avesse ottenuti non poteva più lavorare, mentre in realtà i bandi delle gare di appalto continuano a richiedere personale senza titolo.

Tutti questi fattori, che sia le centrali cooperative che l’assessore Curioni omettono, hanno creato condizioni di lavoro talmente povere che negli ultimi due anni oltre il 50% degli educatori/trici con anni di esperienza hanno dato le dimissioni con ripercussioni sulla qualità del servizio e sulla continuità educativa. Da anni stiamo lottando per l’internalizzazione dei servizi 6-18 anni e non ci stupisce che l’assessore Curioni si ritrovi a difendere un modello che irresponsabilmente provano ad estendere a sempre piu’ servizi pubblici nonostante i danni creati dai sistemi degli appalti siano sotto gli occhi di tutti.

Per ultimo è importante chiarire che quando si parla di pericolo di ‘esternalizzazione del modello Reggio approach’ bisogna ricordarsi che ad oggi (fonte: il sito “Scuole e Nidi di Infanzia, Istituzione Comune di Reggio Emilia”) l’esternalizzazione è già molto forte. Il 33% dei Nidi (12-36 mesi) è gestito da cooperative (6 su 18) e il 90% di nidi e scuole infanzia (12 mesi- 3 anni) è gestito da cooperative (8 su 9). Le scuole dell’infanzia (3-5 anni) si dividono invece tra 34% comunali, 34% fism, 25% statali, 5% private, 2% convenzionate.

Bisogna ricordare infine che le esternalizzazioni a volte avvengono un passettino alla volta: prima si prova ad esternalizzare il servizio di orario prolungato (16-18), poi si prova ad esternalizzare il servizio mensa e infine tutto il servizio. Un altro esempio della precarietà del settore è constatabile nel periodo estivo. A partire dal 2022 la graduatoria di tutti i centri estivi di nidi e scuole dell’infanzia è gestita dalla cooperative appaltanti. Questo di fatto ha sancito la totale esternalizzazione di tale servizio, determinando poca chiarezza nel rispetto dei requisiti di accesso che si accompagna ad una oramai endemica assenza di posti pubblici o convenzionati, che costringe sempre più famiglie a tenere i propri figli a casa perché impossibilitate a pagare servizi privati.