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Processo Grimilde, chiesto il rinvio a giudizio per un avvocato

22 marzo 2023 | 09:31
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Processo Grimilde, chiesto il rinvio a giudizio per un avvocato

Secondo la procura il legale Antonio Piccolo avrebbe cercato di intimidire il collaboratore di giustizia Antonio Valerio durante un controesame

REGGIO EMILIA – La procura di Reggio ha chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocato Antonio Piccolo, iscritto all’ordine di Bologna, per i reati di intralcio alla giustizia e utilizzazione di segreto d’ufficio. La vicenda risale all’udienza del 4 luglio scorso, nell’ambito del processo Grimilde, quando, di fronte al tribunale di Reggio, l’avvocato Piccolo aveva proceduto al controesame del collaboratore di giustizia Antonio Valerio. In quell’occasione Piccolo aveva chiesto: “Senta, lei è pagato dallo Stato? Quanto prende?”. Valerio aveva risposto: “Sì, 328 euro”. E l’avvocato: “Senta, lei oggi come si chiama? Ha cambiato cognome?”.

Il pubblico ministero aveva presentato un’immediata opposizione alla domanda e la presidente del Collegio aveva richiamato l’avvocato: “C’è un programma di protezione, è un collaboratore. La domanda non è ammessa”. Ma l’avvocato aveva aggiunto una frase che aveva aggravato la situazione: “Non sappiamo come si chiama oggi (Valerio). Io penso però di saperlo…”. Il pubblico ministero era scattato sulla seggiola perché la nuova identità di Valerio nella vita privata era segreta.

La pm Ronchi aveva commentato: “Cosa significa che pensa di saperlo? Perché io non lo so”. Era intervenuta la giudice Bove: “Lei ha detto: penso di saperlo. Perché?”. L’avvocato aveva risposto: “No, nella mia idea… io immagino, immagino, immagino. Ho fatto un sogno e mi sono dato una… (risposta)”.

Valerio aveva commentato: “Minchia, che sicurezza che abbiamo qua. Allora, io sono terrorizzato. Mi viene la pelle d’oca, perché è chiaro i messaggi che mi state mandando. Benissimo, ottimo. Penso a mia figlia minorenne, e sono terrorizzato”.

Secondo l’accusa le domande poste dall’avvocato al collaboratore di giustizia “non sarebbero state pertinenti all’oggetto della prova del processo Grimilde” e avrebbero riguardato, invece direttamente “i profili di sicurezza del collaboratore di giustizia e dei suoi familiari, profili che, per la legislazione vigente, neppure l’autorità giudiziaria è tenuta a conoscere”.

Inoltre, secondo la ricostruzione dell’ufficio di procura, “le affermazioni dell’avvocato sulla conoscenza delle generalità di copertura del collaboratore di giustizia, oltre ad integrare la violazione della fattispecie di utilizzazione di segreto d’ufficio, avevano anche l’effetto di intimidire il collaboratore inducendolo a temere per la sua sicurezza e per quella dei suoi familiari ed erano perciò idonee ad interferire sulla genuinità delle sue dichiarazioni”.

In seguito a questi fatti, inevitabilmente, il servizio centrale di protezione ha dovuto modificare il dispositivo di protezione di Antonio Valerio. L’udienza preliminare davanti al Gip si terrà il 18 maggio 2023.