Processo affidi, parla il maresciallo che scavò su Bibbiano

27 marzo 2023 | 15:08
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Processo affidi, parla il maresciallo che scavò su Bibbiano

Il maresciallo Milano in aula riferisce della “macchinetta dei ricordi” e delle anomalie sui fascicoli

REGGIO EMILIA – Inizialmente era stata definita, impropriamente, uno strumento per l’elettroshock. La cosiddetta “macchinetta per cancellare i ricordi”, quella che “veniva da New York”, è invece l’Emdr, un piccolo apparecchio utilizzato in psicoterapia per rilassare il paziente.

È uno dei modi con cui, secondo l’inchiesta della Procura di Reggio Emilia sui presunti affidi illeciti di minori in val d’Enza, gli operatori dei servizi sociali manipolavano i bambini. Anche di questo ha parlato oggi in aula in tribunale a Reggio, nel processo contro 17 imputati, il maresciallo capo dei carabinieri Giuseppe Milano, all’epoca in forza al nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Emilia, che svolse le indagini poi deflagrate nell’operazione di fine giugno del 2019.

A maggio dello scorso anno il militare, primo testimone dell’accusa ad essere sentito in tribunale, era comparso in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sul tema degli affidi di minori – presieduta dalla deputata leghista Laura Cavandoli – raccontando di “numerosi fascicoli di allontanamento di minori che provenivano dal territorio reggiano”, connotati tra l’altro da “anomale cadenze temporali”.

E cioè, aveva spiegato Milano, “quasi in contemporanea si aprivano procedimenti penali in genere relativi a presunti maltrattamenti o abusi subiti dai minori. Ma, in prossimità di momenti giudiziali importanti come quello dell’archiviazione o dell’audizione del minore, perveniva una nuova relazione con un nuovo dichiarato del bambino”. Inoltre “nelle relazioni degli assistenti comparivano a volta anche decine di righe di virgolettati dei bambini, sebbene non vi fosse alcun audio allegato”.

Infine, quanto agli abusi riferiti nelle relazioni dei servizi sociali, il maresciallo aveva definito i report redatti con “connotati medievali, in cui le fonti potevano essere anche le ‘voci di paese'”. Nella prima parte dell’udienza odierna, invece, i difensori degli imputati hanno sollevato una nuova eccezione relativa ad alcune intercettazioni telefoniche, che hanno chiesto di non acquisire come “corpo del reato” e di dichiararne l’inutilizzabilità.

L’avvocato Giovanni Tarquini, che difende il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, ha evidenziato ad esempio che i limiti edittali del reato di cui è accusato il suo assistito (abuso d’ufficio) non prevedono le captazioni. A giudizio del difensore della psicologa Imelda Bonaretti, invece, le sedute con minori intercettate nel 2018 attengono un contesto sanitario e “non ci sono presupposti per tale attività in uno studio professionale”.

Stesso discorso per le sedute registrate nel centro “La Cura” di Bibbiano. Il pubblico ministero Valentina Salvi ha obiettato che, essendo numerosi i reati contestati, “alcune parti delle intercettazioni possono essere non utilizzabili per una fattispecie, ma rilevanti per un’altra”. Il giudice Sarah Iusto si è riservata di decidere al termine dell’istruttoria. Il processo riprende mercoledì (Fonte Dire).