Maxi truffa su bonus Covid, indagato un reggiano

6 febbraio 2023 | 10:14
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Maxi truffa su bonus Covid, indagato un reggiano

E’ un uomo residente a Bibbiano che e’ stato indagato per associazione a delinquere: gli e’ stata sequestrata una cassetta di sicurezza, in una banca, che conteneva gioielli

BIBBIANO (Reggio Emilia) – C’e’ un indagato di Bibbiano all’interno dell’inchiesta sulla maxi frode da 440 milioni di euro, condotta dalle fiamme gialle di Rimini, relativamente ai bonus per il sisma, al bonus facciate e al bonus locazioni. Il bibbianese e’ accusato di associazione a delinquere e gli e’ stata sequestrata una cassetta di sicurezza, in una banca, che conteneva gioielli.

I bonus su cui ha indagato la Finanza erano stati introdotti, per lo più, nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà. La procura della Repubblica di Rimini aveva emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 43 indagati, con la richiesta di giudizio immediato per altri 10 componenti del sodalizio criminale considerati tra i maggiori responsabili della truffa.

La cassetta di sicurezza sequestrata all’indagato reggiano si inserisce nelle confische per altri 2,6 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi al 97% dell’ammontare della frode già recuperato. Tra i beni oggetto di sequestro figurano disponibilità finanziarie presso istituti bancari sammarinesi, un’abitazione di pregio ubicata in prossimità delle principali attrazioni storiche di Rimini e altre 3 unità immobiliari, oltre a gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza nella disponibilità degli indagati, dislocate tra le province di Rimini, Roma, Brescia e Reggio Emilia.

Il sistematico ricorso a prestanomi e vari passaggi societari non ha impedito la ricostruzione delle molteplici movimentazioni di denaro e cessioni di immobili realizzate dagli indagati, che avevano pensato di spogliarsi “sulla carta” di parte del patrimonio provento dei reati commessi cedendolo fittiziamente a familiari e a soggetti compiacenti, pur mantenendone di fatto la titolarità.

Ad attirare l’attenzione delle Fiamme Gialle riminesi è stato, in particolare, lo stratagemma contabile ideato da uno degli indagati che, per timore di vedere sequestrato parte del suo patrimonio, aveva ceduto fittiziamente, secondo l’ipotesi investigativa, la proprietà di un suo immobile in un’azienda intestata ad un prestanome, simulando un conferimento per aumento di capitale sociale.