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Lavoro, a Reggio più infortuni ma meno morti

2 febbraio 2023 | 14:37
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Lavoro, a Reggio più infortuni ma meno morti

Pellati (Cgil): “Dati ancora negativi, va invertita la tendenza”

REGGIO EMILIA – Infortuni sul lavoro in aumento in provincia di Reggio Emilia nel 2022. Lo segnala la Camera del lavoro territoriale che chiede più investimenti su salute e sicurezza per “invertire la tendenza”. In dettaglio, stando ai dati dell’Inail, in provincia sono stati denunciati l’anno scorso 9.623 incidenti contro i 9.177 del 2021, con un incremento del 4,25%. Sono invece calati gli infortuni mortali che nel 2022 sono stati 2 contro i 15 dell’anno precedente.

I risultati, giudicati ancora negativi dal sindacato, derivano per Mirco Pellati della Cgil reggiana da una serie di fattori. In primo luogo “il taglio lineare dei finanziamenti alla sanità pubblica da parte di Stato e Regioni e quindi ai servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spasl) che negli ultimi 10 anni ha visto dimezzarsi il personale e non ha permesso che l’attività di formazione, informazione, prevenzione, ispezione portassero ad una riduzione del rischio per i lavoratori”.

Inoltre “anche il decreto 146 del 2021, dopo l’incidente mortale di Luana D’Orazio che ha scosso l’opinione pubblica e che ha portato all’assunzione di mille ispettori in tutto il territorio nazionale, è sembrato più una reazione improvvisata che un vero cambiamento”. Infatti, continua Pellati “non si deve pensare che il solo potenziamento dei servizi ispettivi e di prevenzione possa ridurre drasticamente il numero di infortuni e di malattie professionali sul lavoro”.

E’ invece “un problema strutturale quando gli investimenti sulla salute e sulla sicurezza sono visti solo come dei costi e non come investimento, quando le aziende destrutturano i cicli produttivi appaltando tutto quello che possono per ridurre i costi, quando i committenti di questi appalti non rispondono in prima persona della mancata applicazione delle norme sulla salute e sicurezza delle ditte appaltanti, quando si fa della precarietà e dell’illegalità la pratica quotidiana di assunzione dei lavoratori”. Insomma, “stando così le cose è ovvio che gli incidenti sul lavoro non diminuiranno e le malattie professionali non si ridurranno”.

Secondo Pellati è dunque necessario “creare un sistema premiante per tutte quelle aziende che investono parte dei loro profitti nella salute e sicurezza, nella prevenzione e penalizzare tutte quelle aziende che al contrario non rispettano leggi e norme” e attivare nei territori i tavoli comuni tra associazioni datoriali, sindacati e istituzioni pubbliche già previsti dal patto tra Regione e parti sociali. Da non sottovalutare infine “di portare il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro come argomento nelle scuole, per gettare le basi di quella cultura che tanto manca nel nostro Paese”, conclude il sindacalista.