Comitato diga di Vetto: “Si nomini un commissario”

6 febbraio 2023 | 16:34
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Comitato diga di Vetto: “Si nomini un commissario”

Il portavoce Franzini dopo inchiesta che ha travolto l’Aipo: “Basta ritardi sull’opera”

REGGIO EMILIA – “La decisione di fare la diga di Vetto, la sua entità, i suoi tempi e i suoi utilizzi non possono più essere lasciati nelle mani di Aipo, dei Consorzi di bonifica o della Regione, ma vanno immediatamente affidati ad un commissario nominato dal Governo”.

Lo afferma Lino Franzini, presidente della municipalità di Ramiseto e storico promotore del comitato per la realizzazione dell’infrastruttura sull’appennino di Reggio Emilia, in seguito all’indagine per corruzione e peculato che ha coinvolto i vertici di Agenzia interregionale per il Po. “Non è più accettabile che opere come la diga di Vetto che risolverebbe i problemi idrici di Reggio Emilia e Parma e che darebbe un contributo alle forniture di energia pulita non siano realizzate e si continui a mettere a rischio il settore agroalimentare più importante d’Europa che include eccellenze come il Parmigiano Reggiano e il pomodoro”, continua Franzini, che ha incontrato nei giorni scorsi agricoltori, titolari di latterie del Parmigiano Reggiano e presidenti di consorzi irrigui privati dei paesi della Valle dell’Enza.

Della diga di Vetto si parla dal 1988, quando l’opera, definita l’anno prima “urgente ed indifferibile” dal ministero dell’Agricoltura, fu bloccata. Aipo, il cui direttore Meuccio Berselli è indagato e si è autosospeso, ha proposto un invaso con capacità idrica di 27 milioni di metri cubi, che per il comitato “sarebbe in grado di sopperire, a malapena, ai fabbisogni idropotabili e industriali limitando il prelievo di acqua da falda, ma non sarebbe utile ai fabbisogni irrigui ed energetici o per laminare l’onda di piena per eliminare i rischi da esondazione a valle”.

Inoltre “ai paesi montani, oltre a non dare alcun beneficio darebbe un danno ambientale incalcolabile perché- spiega ancora Franzini- nel pieno del periodo estivo non avremmo un lago navigabile e balneabile ma una palude con vista di versanti fangosi e rocciosi e alberi morti”. A questo punto, conclude il comitato, “meglio non fare nulla piuttosto che sprecare milioni di euro (450, ndr) per un’opera inutile”.