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Acqua, Fantuzzi: “La sola cosa pubblica sono le bugie”

21 febbraio 2023 | 15:42
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Acqua, Fantuzzi: “La sola cosa pubblica sono le bugie”

Il civico già membro del comitato piccoli azionisti della multiutility: “Totalmente pubblica era possibile. Non sarebbe costato 300 milioni, ma la metà”

REGGIO EMILIAA distanza di oltre otto anni dalla presentazione della mozione di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione del servizio idrico sostenuta da oltre 4.000 reggiane e reggiani, seguitare ad affermare storielle, come si è fatto ieri, accreditando il tradimento della volontà referendaria come “una strada unica in Italia” appare davvero arduo da accettare.
Il pensiero dei nostri amministratori è addirittura più audace dell’epoca, quando motivavano l’impossibilità della ripubblicizzazione sentenziando, a seconda degli interlocutori, il peso di un debito o di una perdita di 200 milioni che sarebbe ricaduta sui cittadini sotto forma di bollette. Ieri in conferenza stampa avrebbero addirittura parlato di 300 milioni.
Non cambierà questa scelta assurda e che risponde ad altri interessi ma occorre, ancora una volta, fare chiarezza. Portare l’acqua sotto controllo interamente pubblico sarebbe  costato, come i vari studi di fattibilità hanno chiaramente evidenziato all’epoca, non oltre 25 milioni di euro necessari all’avvio della nuova azienda, per i quali sarebbe stato necessario un finanziamento da ripagare gradualmente. Tutto il resto (poco più di 100 milioni) non erano altro che mutui, dunque debiti, ereditati da Agac e Iren, che stiamo già pagando e continueremo a pagare con la nostra bolletta. L’operazione avrebbe altresì generato un credito Iva tra i 25 e i 30 milioni, recuperabile nel giro di massimo due anni dall’erario. 
Avvilisce davvero doverlo rammentare, ma chi ha parlato ieri ha mentito per ben due volte. La prima perchè l’importo complessivo dell’esposizione finanziaria che la ripubblicizzazione avrebbe creato non era superiore, largheggiando, a 160 milioni, di cui peraltro 25/30 non un vero debito ma, appunto, un credito da recuperare dal fisco. 
La seconda perchè la sostenibilità economica è insita nel meccanismo tariffario reintrodotto peraltro in spregio all’esito referendario: la bolletta copre tutti i costi, anche quelli per gli interessi passivi derivanti dai prestiti contratti, e pertanto il progetto si sarebbe pagato da sè, con un ammortamento di massimo 16 anni. 
Agitare lo spettro di debiti inesistenti, quando gli unici reali sono i quasi 4 miliardi di debiti di Iren e’ inaccettabile.
Il fatturato del servizio idrico è circa il 6% di quello di Iren (dato non disponibile e pertanto stimato), ma contribuisce al margine lordo del gruppo per ben il 23%.
E questo spiega tutto, altro che strada unica in Italia. E mi taccio sulla dispersione idrica, più che raddoppiata a Reggio Emilia in dieci anni con la gestione di Iren.
Francesco Fantuzzi