Velotti (Cgil): “Straniero l’80% dei lavoratori in agricoltura, senza loro addio Parmigiano Reggiano”

18 gennaio 2023 | 17:04
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Velotti (Cgil): “Straniero l’80% dei lavoratori in agricoltura, senza loro addio Parmigiano Reggiano”

Il segretario della Flai: “Servono lavoratori nell’agroalimentare, ma non si trovano e dobbiamo tenerci stretti gli immigrati che abbiamo”

REGGIO EMILIA – “In questa provincia l’80% della manodopera in agricoltura è straniera, per lo più indiana e pakistana. Nelle stalle che producono il latte per il Parmigiano Reggiano gli italiani sono pochi”. Giovanni Velotti, 52 anni, è il segretario provinciale della Flai Cgil Reggio Emilia, il sindacato che riunisce i lavoratori dell’agricoltura e agroalimentare.

A Reggio Emilia sono 3.409 iscritti gli iscritti e ogni anno le adesioni sono in crescita, abbiamo chiesto a lui la situazione del mondo agroalimentare reggiano.

Com’e’ la situazione dell’agricoltura a Reggio Emilia?
Il 2022 è stato un anno ottimo su tutti i livelli: occupazione, importazione e esportazione. Le luci e ombre, invece, sono per il 2023. C’è di sicuro il tema dell’inflazione, della guerra e soprattutto delle materie prime. Abbiamo problemi per l’approvvigionamento di macchinari per la trasformazione alimentare e chiaramente dei costi dell’energia, questo colpisce anche le nostre eccellenze come il Parmigiano Reggiano e il Lambrusco.

Qual è oggi il profilo dell’agricoltore reggiano?
L’agricoltura qui è di qualità, abbiamo manodopera specializzata di tipo 4.0 – ovvero automatizzata – quella reggiana è una agricoltura evoluta e specializzata.
In questa provincia l’80% della manodopera in agricoltura è straniera, per lo più indiana e pakistana. Nelle stalle che producono il latte per il Parmigiano Reggiano gli italiani non sono tanti. Servono lavoratori nell’agroalimentare, ma non si trovano e dobbiamo tenerci stretti gli immigrati che abbiamo. In questo momento molti lavoratori stanno emigrando verso Paesi con migliori condizioni di salario e lavoro: gli indiani verso gli Stati Uniti e Canada, i magrebini verso la Francia e il Belgio, i ghanesi verso il Regno Unito. A chi parla d’immigrati a sproposito voglio ricordare che ci sono settori che rischiano il collasso per mancanza di lavoratori.

Perché vengono da lei i lavoratori?
Maggiormente per questioni individuali. Il primo tema è la lettura della busta paga, poi c’è la richiesta di disoccupazione agricola. Da qui noi agganciamo il lavoratore e andiamo nelle aziende con loro per conoscere nuove persone e vedere come è la situazione e cosa possiamo fare per aiutare. Credimi: non è facile entrare in questi contesti, il mondo agricolo è un mondo duro.

Sul tema della Legalità invece come siamo messi?
Il 4 novembre del 2021 abbiamo istituito con la Prefettura e Regione la
prima sezione del lavoro agricolo di qualità, la prima in Emilia-Romagna. Questo organismo vuole prevenire e evitare ogni forma di illegalità amministrative, fiscale e contrattuale del settore agricolo. Questo per tutelare i lavoratori ma premiare anche le aziende virtuose che rispettano le regole. Ti faccio un esempio, chi è iscritto alla sezione del lavoro agricolo di qualità, quindi rispetta tutti i requisiti di legalità, se concorre ai bandi per lo sviluppo rurale riceverà un punteggio maggiore per ricevere i finanziamenti pubblici.

Esiste il caporalato a Reggio Emilia?
A Reggio Emilia per adesso no per quello che sappiamo noi. Sia chiaro che non bisogna andare in meridione per vedere processi per caporalato, basta andare in Romagna.

Cosa ne pensa dei voucher?
I voucher erano già presenti nel settore agricolo ed erano ben normati, erano per una platea di studenti e pensionati.
In realtà non ci sarebbe bisogno dei voucher neanche in agricoltura, si possono fare contratti anche giornalieri.
Il rischio è che i voucher in parte coprano e in parte alimentino il lavoro nero. La cosa peggiore è stata l’estensione di questo metodo di pagamento a settori come la cura della persona o il turismo. Non c’era nessuna richiesta mossa dai lavoratori e dalle categorie sindacali di avere i voucher, anzi tutt’altro. Questa è la risposta del governo alla precarietà. Invece di farla regredire questa classe politica mette il turbo e va in senso opposto a quello che diciamo noi come Cgil: servono contratti, stabilità e salari più alti.

Ultima domanda, più personale. Come si diventa segretario del sindacato degli agricoltori?
Facendo la gavetta. Io lavoravo all’Azienda Agricola Tre Valli di Masone, un macello di tacchini. Nel 1996 vengo eletto come rappresentante sindacale, dopo dieci anni di lavoro e militanza in fabbrica, entro in struttura in Cgil come funzionario per la zona di Scandiano, poi passo alla Val d’Enza per curare la tutela dei lavoratori dell’agroindustria, nel 2011 entro nella segretaria provincia della Flai, nel 2018 divento segretario provinciale. Nell’aprile del 2025 terminerò il mio mandato con più di 30 anni di attivismo sempre dal basso e ne vado fiero.

D.L.D.