‘Ndrangheta e ricostruzione post sisma: due arresti nel reggiano

10 gennaio 2023 | 17:38
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‘Ndrangheta e ricostruzione post sisma: due arresti nel reggiano

In manette il nipote del boss Dragone che gestiva le pratiche di ricostruzione e un bancario di Guastalla

REGGIO EMILIA – Concussione, corruzione e intestazione fittizia di società. Sono i reati contestati nell’operazione “Sisma” della direzione distrettuale antimafia di Brescia a 11 indagati (fra cui architetti, ingegneri, imprenditori e bancari) accusati di aver favorito la cosca di ‘ndrangheta dei Dragone nell’assegnazione dei fondi per la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma del 2012 in provincia di Mantova.

Per nove persone i Carabinieri mantovani hanno eseguito oggi delle misure di custodia cautelare di cui quattro in carcere e cinque agli arresti domiciliari. Tra gli arrestati anche due residenti in provincia di Reggio Emilia, uno dei quali è considerato il “perno” su cui avrebbe ruotato il presunto sistema criminale. Si tratta Giuseppe Todaro, 36enne nato a Crotone ma residente a Reggiolo, il cui nonno materno era Antonio Dragone, vecchio boss di Cutro, ucciso nel 2004 dai Grande Aracri che gli si erano rivoltati contro. Todaro, di professione architetto, ora in carcere, fu incaricato dal 2014 ad almeno fino al dicembre del 2021 di gestire le pratiche del “cratere sismico” della provincia di Mantova (i Comuni di Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica). In particolare aveva il potere di autorizzare ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati dalla Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.

Gli imprenditori e i beneficiari dei finanziamenti, versando al tecnico una somma pari a circa il 3% del contributo, si sarebbero così garantiti non solo la trattazione della propria pratica in violazione dell’ordine cronologico, ma anche aumenti dell’importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso a 950.000 euro anziché 595.000 come originariamente stabilito). Todaro inoltre – e da qui l’ipotesi di reato di concussione- elargiva il contributo pubblico solo a condizione che i richiedenti affidassero poi i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al padre del pubblico ufficiale, ma intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella white list. Una situazione questa che un geometra che non voleva sottostarvi denunciò alla fine in un esposto alla struttura commissariale della Regione Lombardia.

Intercettato al telefono con gli imprenditori, Todaro spiegava loro: “Io come ditta non posso lavorare nel sisma perché mio nonno era mafioso”. Il secondo reggiano arrestato è Enrico Ferretti, bancario di 47 anni residente a Guastalla, che si sarebbe attivato per agevolare alcune operazioni nel suo e in altri istituti di credito. Per lui sono stati disposti i domiciliari. L’indagine “Sisma”, si legge nell’ordinanza del Gip di Brescia, ha dimostrato “la rinnovata influenza” della cosca Dragone, nell’area mantovana e in misura minore nella Bassa reggiana rispetto a quanto scoperto con la precedente indagine “Pesci”, condotta sempre dei carabinieri di Mantova e della Dda di Brescia, che aveva rilevato gli interessi della cosca Grande Aracri. L’operazione della Dda, ha portato inoltre a sequestri di somme per circa 2 milioni (Fonte Dire).