Mafie, il M5S: “Bene addio Agende rosse a Consulta legalità”

10 gennaio 2023 | 18:06
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Mafie, il M5S: “Bene addio Agende rosse a Consulta legalità”

I pentastellati: “E’ uno strumento di facciata per la lotta alle infiltrazioni”

REGGIO EMILIA – La Consulta provinciale per la legalità di Reggio Emilia? Uno “specchietto per le allodole”. Lo affermano gli esponenti del Movimento 5 stelle Sabrina Pignedoli (europarlamentare) e Stefania Ascari (deputata) che, con i consiglieri comunali di Reggio Paola Soragni e Gianni Bertucci, approvano la decisione dell’associazione antimafia “Agende Rosse” di abbandonarla.

La Consulta, dicono i 5 stelle “soffre di ‘immobilismo’: si è riunita solo sette volte e non è stato fatto nulla. Le Agende Rosse non hanno voglia di farsi usare per fornire una ‘patente di antimafiosità’ a un’amministrazione che fatica a fare i conti con le infiltrazioni della ‘ndrangheta sul territorio”.

Non a caso, evidenziano poi i pentastellati, “a ruota ha lasciato l’organismo fantasma anche Enrico Bini, sindaco di Castelnovo Monti, lo stesso che, da presidente della Camera di Commercio, nonostante le minacce, denunciava le infiltrazioni mafiose”. I 5 stelle ricordano anche l’associazione di costruttori Aier, definita in una delle sentenze di Aemilia “un gruppo di pressione formato da uno dei principali esponenti del sodalizio ‘ndranghetistico (Antonio Gualtieri braccio destro di Nicolino Grande Aracri a partire dal 2008 secondo il capo di imputazione, ndr)”, della quale “l’allora sindaco Graziano Delrio incontrava – sicuramente per dovere istituzionale – alcuni dei suoi più autorevoli componenti”. E “in Consiglio comunale, in modo bipartisan, si discutevano e si portavano avanti con forza (alcune sono state pure approvate), le proposte della stessa associazione Aier”.

Ma “non è la prima volta che a Reggio Emilia l’amministrazione comunale propone un organismo farlocco per intraprendere la sua lotta alla mafia di facciata”, dicono Pignedoli, Ascari, Soragni e Bertucci. Nel febbraio 2015, all’indomani del blitz dell’operazione Aemilia, “fu proposta una Commissione straordinaria sui piani urbanistici che avrebbe dovuto controllare tutte le operazioni edilizie dei dieci anni precedenti per verificare delocalizzazioni, spostamenti di volumetrie, appalti sotto soglia, condoni”.

Ebbene, viene ricordato, “nonostante le ripetute sollecitazioni da parte del Movimento 5 Stelle, quella commissione non si è mai riunita”. Insomma, “è certamente più facile organizzare convegni e firmare inutili protocolli antimafia (che non prevedono alcuna sanzione) che controllare seriamente l’operato delle pubbliche amministrazioni. E del resto viene da chiedersi come sia possibile che una cosca di ‘ndrangheta, radicata dagli anni ’80 sul territorio emiliano con epicentro a Reggio Emilia, non abbia mai avuto collegamenti con la politica che governa quel territorio: sarebbe l’unico caso al mondo. Poi la vicenda Mescolini spiega anche perché”. Quindi “inutile tagliare i rami quando non si estirpano le radici”, concludono i 5 stelle.