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Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”

13 dicembre 2022 | 16:24
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Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”
Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”
Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”
Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”
Gli angeli della stazione: “C’è bisogno di pasti caldi e aiuti”

Maria Diletto è la presidente de La Nuova Luce: “La situazione è peggiorata, ma i volontari sono sempre di più. Ci sono anche tanti italiani, tra cui molti padri separati”

REGGIO EMILIA – Maria Diletto ha da poco 50 anni, è di origine calabrese, di Cutro, ma vive da decenni a Reggio Emilia. Nella vita è stata operatore socio sanitario per gli anziani per diciassette anni e, da anni, è operatrice in una comunità per stranieri non accompagnati.

Nel 2019 ha fondato con quattro ragazzi che seguiva in comunità l’Associazione La Nuova Luce. L’obiettivo è dare un aiuto a chi vive in strada o in povertà estrema: dalla consegna di un pasto caldo e indumenti puliti all’ascolto, all’accesso di servizi essenziali. È attiva fino al 10 gennaio una campagna di raccolta fondi, che ha già raccolto oltre 2.000 euro, per acquistare prodotti alimentari o igienici. Le risorse serviranno anche per coprire le spese dell’associazione, che i volontari non riescono ad affrontare da soli.

E’ possibile contribuire collegandosi al sito:  https://www.ideaginger.it/progetti/la-nuova-luce-per-attraversare-il-buio.html. Sarà possibile sostenere la campagna anche all’aperitivo solidale di mercoledì 14 dicembre alle 18.30 ai Chiostri della Ghiara in Via Guasco 6 a Reggio Emilia.

Maria quando hai iniziato a fare volontariato?
Nel 2014, in autonomia, andando dagli esercenti del quartiere a raccogliere alimenti per organizzare momenti di socializzazione per gli anziani di Pieve dove abito. Chiamavo gli anziani del quartiere e della casa “I Girasoli” nel mio condominio per una merenda, poi una pizzata e cene.

Come sei arrivata a occuparti delle persone senza fissa dimora in stazione?
La prima persona che ho aiutato era un ragazzo reggiano che aveva perso il lavoro e poi è andato a vivere in stazione. Da lì ho cominciato a vivere Piazzale Europa.

Hai mai avuto paura?
No, anzi sono proprio le persone senza fissa dimora, le persone che aiutiamo, le persone che si schierano dalla nostra parte in tutto. Ma davvero sia io, sia i volontari non abbiamo mai avuto momenti di pericolo in tutti questi anni. I ragazzi mi chiamavano “Mamma Africa” perché quel poco di supporto che diamo gli ricorda casa.

Come si è creata l’associazione La Nuova Luce?
Con quattro ragazzi di origine straniera, Sainey, Lavdi, Shakawat e Fadi, che seguivo in comunità abbiamo preso a cuore tutti insieme una persona malata gravemente che viveva in stazione. Siamo stati in stazione per più di sei mesi per aiutare questa persona malata di diabete con un ictus. Io cucinavo e i ragazzi gli portavano tutti i giorni i pasti in stazione, poi raccoglievamo i soldi per pagargli le medicine. C’è voluto tempo, ma siamo riusciti a fargli avere i documenti e ora ha una casa e un lavoro, è un tappezziere qualificato.

Nel tempo si sono uniti altri tre ragazzi che avevamo supportato in passato, spesso le persone che aiutiamo diventano volontari dell’associazione. Ci tengo a citarli perché se lo meritano: Lotfi che è il tappezziere di cui vi parlavo prima e Luciano che abbiamo assistito nella sua malattia, Solomon un richiedente asilo, ora marito e padre. Poi è arrivata Luisa che ha iniziato seguendoci la parte burocratica, ma ora è una volontaria attiva dei giri in stazione. Nel corso degli anni, siamo cresciuti, guadagnandoci la fiducia delle persone e le donazioni sulla piattaforma lo confermano.

Come e’ la situazione oggi in stazione?
Il cibo non basta davvero più, a fatica riusciamo ad aiutare tutte le persone che fanno richiesta. Solo in Piazzale Europa ci sono più di 45 persone che aspettano i supporti delle associazioni per mangiare almeno una volta al giorno. Sfatiamo poi un falso mito: non sono solo immigrati, ma tanti italiani tra cui molti padri separati. Ci sono persone che dormono in auto, anche persone che lavorano, ma non riescono ad avere una casa o arrivare a fine mese.

Perché avete lanciato questa campagna di raccolta fondi?
Abbiamo bisogno del denaro per coprire le spese ordinarie dell’associazione per un anno.  Le nostre necessità sono i  beni primari, alimentari ed igienici, anche i  piatti monouso e biodegradabili  che non riusciamo a ricevere in donazione e che distribuiamo ogni settimana in stazione. Ma anche i costi del telefono, assicurazione, contabili e formativi dell’associazione che non riusciamo più ad affrontare da soli. Abbiamo la disponibilità di molti professionisti che aiutano gratuitamente i nostri beneficiari (avvocato, psicologo, educatori, ecc) e riceviamo moltissimi doni materiali per le famiglie (materiale scolastico, cibo), ma le sfide sociali sono aumentate in complessità e in quantità e servono anche dei fondi. Sappiamo che i reggiani hanno a cuore la cura della propria comunità, pertanto lanciamo un appello alla città: “Sostenete insieme a noi la lotta contro la povertà. Donate anche solo 1, 2 o 5 euro per aiutare una persona ad uscire dal buio”.

D.L.D