Zucchero: “Sanremo? Non mi vogliono, è diventato il festival degli influencer”

18 novembre 2022 | 17:32
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Zucchero: “Sanremo? Non mi vogliono, è diventato il festival degli influencer”

Il cantante ha ricordato, fra i tanti aneddoti, di quando gli consigliarono di andare da Mastella a Ceppaloni per facilitare la sua prima partecipazione al festival dei fiori

REGGIO EMILIA – “Non mi vogliono più a Sanremo, nemmeno in gara. Con questa direzione qua, faccio fatica. Sarà un festival all’insegna degli influencer. Tutto mirato per fare audience. E’ così che funziona. Siccome sono contro gli influencer, mi lasciano a casa”. Lo ha detto Zucchero, in arte Sugar, nella conferenza stampa che ha tenuto questa mattina per presentare i suoi due concerti, da 35mila spettatori l’uno (tutti posti a sedere), che terrà il 9 e 10 giugno 2023 nella Rcf Arena di Reggio Emilia.

Adelmo Fornaciari, che è nato a pochi chilometri dall’Arena, a Roncocesi, ha parlato a ruota libera con i cronisti raccontando, fra i tanti aneddoti, di quando gli consigliarono di andare da Mastella a Ceppaloni per facilitare la sua prima partecipazione al festival di Sanremo e del suo primo concerto con un solo spettatore. Ecco qui la lunga intervista

“Sarà il concerto dell’amore”
La nuova arena avrà posti a sedere e in piedi. Ci vuole l’uno e l’altro. Sono contento che abbiano pensato a me, perché è tanto che volevo suonare a Reggio. Avevo fatto, agli inizi, un concerto al campovolo in cui erano seduti tutti per terra. Credo che fosse il 1987. Tornare a Reggio, per me, ha un valore. E’ il concerto dell’amore, dell’amore che ho per questa terra. Qui ci sono le mie radici. Mi hanno portato via di qui a undici anni e questa cosa mi ha sempre fatto soffrire. Ho quasi paura tutte le volte che torno a Reggio, perché temo sempre che sia cambiata. Voglio salvaguardare l’immagine che avevo io quando ero ragazzo.

“Ch’a ‘t vegna ‘n cancher, un’espressione d’amicizia”
Ho sempre trovato, qui, un senso dell’ironia e del sarcasmo che mi fanno bene. Qui dici “ch’a ‘t vegna ‘n cancher” (che ti venga un cancro, in dialetto reggiano). Una volta l’ho detto a un tecnico che non mi ha parlato per un mese. Qui ci sono dei modi di dire che sembrano cattivi, ma, in realtà, sono un atto di amicizia. Volevo intitolare questo concerto “ch’a ‘t vegna ‘n cancher”, ma poi mi hanno sconsigliato.

“Italia Loves Emilia, che grande improvvisazione. Gli artisti dovrebbero avere più coraggio”
Ci siamo ritrovati con lo spirito giusto e non c’era nessuno che faceva il fenomeno. C’erano diverse band sul palco. Che in una cosa così vada tutto liscio, non l’ho visto nemmeno nei grandi festival in giro per il mondo. Poi c’era una solidarietà fra artisti che è difficile trovare solitamente. Ho improvvisato “Madre dolcissima” con Fiorella Mannoia ed Elisa. Jeff Beck è venuto sul palco pure lui e ha suonato senza sapere il brano, senza provare. Si è agganciato a noi. Il duetto con Ligabue lo abbiamo fatto senza provarlo. Queste sono le cose che ho sempre amato e che vorrei che si facessero più spesso. Gli artisti dovrebbero darsi con più coraggio.

“Bella Ciao io l’avrei cantata. Basta con il politicamente corretto”
Ognuno fa quello che si sente di fare. Non sono quello che pensa che tutti devono essere contenti e che devi accontentare tutti. Sono più uno che divide. Questa cosa che negli ultimi anni tutti dobbiamo essere buoni…ho visto delle redenzioni patetiche. Mio padre lo hanno intervistato quando ero agli inizi. Gli hanno detto: “Vede che successo sta avendo suo figlio”. Lui ha risposto: “Boh”. Gli hanno chiesto: “Le piace la musica di suo figlio?”. E lui: “No, a me piace il walzer e la mazurka”. I Fornaciari non sono mai stati politically correct. Bella Ciao l’ho cantata tante volte. E’ una bellissima canzone, straordinaria, che non divide. Non ho nessun problema. Non è politicizzata per me. Mia nonna mi parlava dei partigiani e “Diamante” parla della fine della guerra.

“Partigiano Reggiano, volevano abbattere il murale. Ma il culo, più avanti, non distraeva nessuno”
C’era questa casa, che era una casa colonica dove sono stati ammazzati dei partigiani. C’è stato un momento che qualcuno aveva detto che voleva abbatterla, perché diceva che disturbava i guidatori dato che c’era scritto “Partigiano reggiano” e una frase o due della mia canzone. Tutto questo quando, più avanti, sulla A1, c’era un cartellone con un bel culo, un culo straordinario. Ma quello non disturbava il viandante. Ci siamo battuti per farla rimanere lì.

Mi dissero: “Vai da Mastella a Ceppaloni se vuoi partecipare a Sanremo”
Una volta sola sono andato a un appuntamento politico e ho detto: “Non lo farò mai più”. Era ai tempi del primo festival di Sanremo. Sono dovuto andare in un paese della Campania, Ceppaloni, dove c’era un certo Mastella. Dovevi andare lì. Mi hanno detto: “Vuoi andare al festival di Sanremo? Allora, forse, lì ci dovresti andare”. Mi sono sentito un po’ così, ma non per Mastella. Ci andavano tutti. C’era il fior fiore del rock italiano: Pupo e i Ricchi e poveri. Io sono andato là e ho pensato: che c… c’entro. Poi sono andato a Sanremo. Spero che non sia perché sono andato a Ceppaloni.

“Il primo concerto, uno spettatore. Cantai dieci volte la stessa canzone”
Il primo concerto che feci fu un trauma. Fu dopo che aveva partecipato al festival di Sanremo con “Una notte che vola via”. Era il 1982. Il primo ingaggio era in una discoteca di Rosignano Solvay: pomeriggio e sera. Con la band dico: “Ragazzi, ora parte tutto, basta fare le canzoni degli altri. Adesso facciamo le nostre”. Arrivo là e c’è uno spettatore appoggiato a una colonna e chiedo al gestore: “E gli altri?”. Lui mi dice: “C’è solo quello”. Gli ho fatto dieci volte “Una notte che vola via”. A quel punto l’organizzatore dice: “Ragazzi, vi pago la cena e poi finiamola qui”. E io: “Ma la sera verrà gente”. Lui: “No, c’è sempre quello”. Io gli ho detto: “Sono un professionista, canterò lo stesso. Ho suonato per lui che mi ha chiesto per dieci volte “Una notte che vola via”. Per cui, da allora, non me ne frega niente quanta gente c’è a un concerto.

“Il nuovo governo. Basta che, dopo i rave, non se la prendano con le feste dell’Unità”
I miei amici stranieri non mi hanno chiesto niente del nuovo governo. Le abbiamo provate tutte. Proviamo anche questa. Certo, hanno dato qualche segnalino un po’ strano: tipo quello del rave. Ma non è che adesso non si possono più fare le feste dell’Unità? Ma sono dettagli. Io faccio il mio mestiere e vado avanti lo stesso. Basta che non rompano i c…D’altra parte il paese ha deciso così: siamo in democrazia. Il mondo non ha più voglia di rivoluzione. Sono un po’ disilluso. Non vedo reazioni. Se fosse successo ai tempi miei e di Guccini… Adesso ce li prendiamo e buonanotte.

“I Beatles erano mediocri, ma arrivavano al cuore della gente”
Cosa penso di Beatrice Venezi, consigliere per la musica del ministro all’Istruzione? Che non ho mai trovato un musicista virtuoso che possa comporre delle canzoni che arrivano al cuore della gente. Quelli che hanno scritto grandi canzoni, compreso i Beatles, erano dei pessimi musicisti. Bono e gli U2 sono mediocri. Io ho avuto dei musicisti straordinari, ma mi hanno sempre portato dei testi che non funzionavano. Io parlo dei musicisti tecnicamente virtuosi. Quelli difficilmente arrivano al cuore della gente. Mettono tanta tecnica, ma poco cuore. Ma quello si sa. Il fatto che lei sia direttrice d’orchestra, non significa che possa fare un buon servizio alla musica. Se per musica intendiamo solo quella classica e quella colta, poi, siamo rovinati. Noi siamo ancora quelli che quando vai nel mondo e ci ricordano per “Volare” di Modugno. Io avrei messo una così e poi avrei messo qualcuno che ha i c.. quadrati per l’altra musica. Morgan è preparato, ma il suo problema è che è umorale. Ci vorrebbe qualcuno che ama e conosce l’altra musica.

“Sanremo è il festival degli influencer, figurati se mi chiamano”
Non mi vogliono più a Sanremo, nemmeno in gara. Con questa direzione qua, faccio fatica. Sarà un festival all’insegna degli influencer. Tutto mirato per fare audience. E’ così che funziona. Siccome sono contro gli influencer, mi lasciano a casa. Non ci pensano neanche a me.