La violenza vista dai minori: un convegno a Reggio Emilia

22 novembre 2022 | 18:46
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La violenza vista dai minori: un convegno a Reggio Emilia

Gazzi (Assistenti sociali): “Dobbiamo aggiornare i nostri percorsi”

REGGIO EMILIA – Intercettare le situazioni di violenza domestica contro le donne a partire dai segnali lanciati dai bambini. E’ il tema al centro del convegno in corso oggi a Reggio Emilia, promosso in occasione della giornata internazionale dei diritti dell’infanzia (20 novembre) e di quella per l’eliminazione della violenza sulle donne del prossimo 25 novembre. L’appuntamento è stato organizzato dal servizio Sociale del Comune con l’associazione “Nondasola” che gestisce il centro antiviolenza reggiano e la cooperativa di Reggio “Madre Teresa di Calcutta”.

Nell’incontro per “addetti ai lavori” è arrivato in particolare un invito a riflettere sul ruolo degli assistenti sociali, messi proprio sul territorio sul banco degli imputati dalla vicenda “Angeli e Demoni”. A lanciarlo Gianmario Gazzi, presidente dell’Ordine nazionale della categoria, che conta in Italia 46.000 iscritti. “Sugli assistenti sociali – dice Gazzi – proprio qui è stato detto di tutto in anni recenti. Non è stato un periodo facile, ma siamo ancora qui a sostenere minori e famiglie e dare vera concretezza a quei diritti che la Costituzione garantisce loro”. Tuttavia, sottolinea ancora Gazzi, “ogni volta che incontriamo delle persone, scriviamo delle relazioni o valutiamo delle situazioni, dobbiamo essere consapevoli che esercitiamo un potere e dobbiamo interrogarci su come aggiornare i nostri percorsi. Perché nel nostro campo l’errore più grande che si può fare e quello di non cambiare”.

Lo conferma anche Lisa Vezzani, presidente della cooperativa sociale “Madre Teresa”, che si occupa di accoglienza di persone vulnerabili tra cui le vittime di violenza. “Questa giornata – spiega – nasce anche dalle nostre ferite perché quando incontriamo chi ha subito violenza conosciamo anche lo scarto tra le sue esigenze e l’efficacia delle risposte che possiamo fornire”. Le “donne – continua ad esempio Vezzani – ci dicono che l’accesso ai percorsi di protezione sono ancora troppo complessi e spesso si sentono più giudicate e valutate, che non sostenute e supportate”. Dunque, conclude la cooperatrice reggiana, “occorre anche riflettere se i nostri contesti non rischiano di vittimizzare nuovamente le persone, per cui in realtà sono nati come servizi”.