Il Tar del Lazio respinge il ricorso di Mescolini

11 novembre 2022 | 18:17
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Il Tar del Lazio respinge il ricorso di Mescolini

Per i giudici fu corretto l’operato del Csm che votò per il trasferimento dell’ex procuratore reggiano

REGGIO EMILIA – “L’istruttoria è stata svolta in modo approfondito e gli elementi raccolti non evidenziano alcuna illogicità o contraddittorietà”. Con questa motivazione la prima sezione del Tar del Lazio ha respinto – il 12 ottobre scorso – il ricorso presentato dall’ex procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini contro la decisione del Consiglio superiore della magistratura di trasferirlo in altra sede per incompatibilità ambientale.

Sul magistrato, già pubblico ministero nel maxiprocesso Aemilia contro la ‘ndrangheta e oggi sostituto procuratore a Firenze, la prima commissione del Csm aveva aperto una pratica sulla base di un esposto di quattro pm della Procura di Reggio e votato (il 17 novembre 2020) per il trasferimento di Mescolini “per incompatibilità con ogni funzione giudiziaria nel distretto di Bologna”. Decisione poi definitivamente ratificata dal plenum del Csm il 17 marzo 2021 e comunicata all’interessato il 22 marzo successivo.

Nell’esposto dei quattro sostituti procuratori reggiani veniva in particolare rappresentata una situazione “di scarsa serenità all’interno della Procura” che, secondo i firmatari dell’atto, aveva “perso credibilità e autorevolezza, apparendo all’esterno priva di indipendenza”.

A Mescolini, già coinvolto anche nel caso Palamara per delle chat relative a presunte irregolarità nella sua nomina a capo della Procura di Reggio Emilia, venivano contestati inoltre alcuni episodi specifici. Cioè una perquisizione negli uffici del Comune rinviata di alcuni giorni per la concomitanza delle elezioni amministrative del 2019 (vinte poi da Luca Vecchi del Pd), una pausa di riflessione nell’apposizione di un “visto” su di un avviso di conclusione di indagini e presunte contrapposizioni interne tra il Procuratore ed alcuni colleghi circa l’organizzazione dell’ufficio.

Accuse rispedite al mittente da Mescolini che, tacciato di essere presente in sede solo sporadicamente, aveva depositato – per smentire la circostanza – i fogli di servizio degli addetti alla sua scorta – dai quali si evinceva la sua assidua presenza – e i verbali di 20 riunioni a carattere organizzativo svolte in due anni, di cui uno segnato dalla pandemia. Quanto ai contestati rallentamenti delle indagini, l’ex procuratore si era difeso spiegando che queste riguardavano attività “che coinvolgevano direttamente esponenti di una parte politica”, erano comunque state portate a termine. Ma “con la sola precauzione di non influire sulle competizioni elettorali del 2019, proprio al fine di evitare interventi criticabili dall’opinione pubblica”.

Infine Mescolini aveva fatto presente che alcuni sostituti procuratori reggiani – tre – non avevano aderito all’iniziativa dell’esposto, ma non erano stati ascoltati in sede istruttoria e che le sue conversazioni con il membro del Csm Luca Palamara erano dirette solo a chiedere i tempi della sua nomina a procuratore capo. Per i giudici del Tar del Lazio, però, “il Csm ha provveduto ad acquisire tutti gli elementi necessari al fine di escludere che l’esposto fosse determinato da eventuali inimicizie o dalla volontà degli esponenti di conservare il proprio status quo, come prospettato dal ricorrente”.

Inoltre è stata valutata corretta anche la scelta del Csm di optare per il trasferimento fuori regione, anche in relazione all’attività svolta precedentemente da Mescolini presso la Dda di Bologna, considerato “il clamore mediatico” e “essendo stata tratteggiata la figura di un magistrato che ha cuore le sorti degli esponenti locali del Partito Democratico”. Mescolini dovrà quindi ora rifondere le spese di lite (2.500 euro).