“Assange come Navalny, una sedia vuota al Parlamento europeo?”

16 novembre 2022 | 15:41
Share0
“Assange come Navalny, una sedia vuota al Parlamento europeo?”

L’europarlamentare reggiana Pignedoli: “E’ fra i finalisti al premio Sacharov, ma rischia di non venire perché è in carcere a Londra. Eppure la nostra democrazia dovrebbe essere migliore di quella russa”

REGGIO EMILIA – “I tre finalisti del premio Sacharov, fra cui c’è anche Julian Assange, saranno invitati alla plenaria del Parlamento europeo. L’anno scorso, quando vinse Navalny, attualmente in carcere in Russia, mettemmo una sedia vuota. Ora, se l’Inghilterra, dove è in carcere, non lo farà venire, dovremo fare altrettanto. Eppure la nostra democrazia dovrebbe essere migliore di quella russa”.

Sabrina Pignedoli, europarlamentare reggiana pentastellata, si è presa da tempo a cuore la causa del fondatore di Wikileaks, attualmente in carcere a Londra, che rischia l’estradizione negli Usa per affrontare accuse relative alla Legge sullo spionaggio che gli vengono contestate dagli americani. La giornalista reggiana interverrà in videocollegamento venerdì alle 20.30, al Circolo Arci Pigal di Reggio Emilia (via Petrella 2), dove è in programma la proiezione del documentario-film “Julian Assange. Il prezzo della verità” (nella foto Sabrina Pignedoli con la moglie di Assange, Stella Morris).

Si è presa a cuore del caso di Julian Assange al Parlamento europeo. Perché lo ha fatto?
Il caso mi tocca, perché sono una giornalista e l’ho sentito subito forte. Durante gli speech in commissione, ho sempre fatto diversi cenni ad Assange, ma mi è sempre sembrato assurdo che il Parlamento europeo non si facesse carico di questa vicenda. Assange ci ha dato il diritto di conoscere la verità e credo che rappresenti un simbolo della libertà di stampa e della possibilità di conoscere la verità. Poteva vendere le informazioni che aveva, invece si è rovinato.

Perché, secondo lei, il Parlamento europeo non si è mai occupato del suo caso?
Ci sono sensibilità convergenti differenti ed è una vicenda spinoso. Non si vuole andare contro certi interessi.

Eppure il nome di Assange è finito nella terzina del premio Sacharov che poi il Parlamento europeo ha assegnato al popolo ucraino. Un risultato importante. Ci può raccontare che ruolo ha avuto?
Ho conosciuto il padre di Assange su iniziativa di una parlamentre irlandese, ma quello non era un incontro pubblico a livello istituzionale e così mi è venuta l’idea di candidarlo al premio Sacharov che è stato istituito per la libertà di espressione e per chi lotta per i diritti umani. Ho raccolto quaranta firme a livello trasversale, tranne il gruppo politico dei liberali, quello di Renew Europe. Era difficile entrare nella terzina finale senza un gruppo alle spalle, ma, alla fine, la proposta è passata nelle due commissioni competenti e siamo riusciti ad entrare nella terzina.

Cosa significa tutto questo?
Vuol dire che i tre finalisti saranno invitati alla plenaria del Parlamento europeo, il 14 dicembre, quando viene assegnato il premio. L’anno scorso era andato al dissidente russo Navalny. E’ venuta solo la figlia, perché lui è in carcere in Russia e abbiamo messo una sedia vuota. Ora dovremo mettere una sedia vuota anche per Assange. Io, tuttavia, credo che la nostra democrazia sia più avanti di quella russa. Facciamolo arrivare dall’Inghilterra dove è incarcerato. Stiamo anche cercando di fare venire Stella Morris, sua moglie, a un incontro pubblico al Parlamento europeo per perorare la sua causa. Così diventerà una questione istituzionale.

Lei ha mai incontrato Assange?
Il 30 novembre andremo a trovarlo in carcere a Londra per vedere quali sono le sue condizioni.