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“Silk Faw quello che si può”

9 ottobre 2022 | 14:31
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“Silk Faw quello che si può”

Francesco Fantuzzi: “Non ci appassiona parlare delle Cayman, ma dei caimani che fanno scempio del loro territorio in nome del progresso”

REGGIO EMILIA In questi giorni si stanno assegnando a Stoccolma i premi Nobel. Il sindaco di Reggio Emilia auspicava quello per la pace ma, senza tema di smentita, dopo la Commissione consiliare di ieri, si è candidato con autorevolezza anche a quello per la coerenza. Passare da fautore di un progetto assurdo e incompatibile con l’ambiente a porre ultimatum assertivi alla medesima azienda sul cui apparente prestigio ha evidentemente a lungo puntato, assieme al “governatore” Bonaccini, appare in tutta franchezza l’anello di congiunzione tra tragedia e farsa.
Tragedia per l’approccio sviluppista di un’amministrazione turboliberista, per la quale il dogma della crescita a ogni costo calpesta il territorio, il suolo, la salute di cittadine e cittadini, in nome di un “progresso” che ormai è appannaggio solo di pochi ultraricchi che viaggiano a 400 all’ora. Farsa per la ridda di affermazioni imbarazzanti e contraddittorie che il nostro primo cittadino ha rilasciato in questi mesi, in uno slalom sconcertante tra “meritiamo il Nobel per la Pace” e “nutro scetticismo e pessimismo sull’investimento”, quello che avrebbe dovuto essere “il più grande dal dopoguerra”.
Ma è necessario essere chiari e netti: il problema non è l’affidabilità degli investitori o, se vogliamo, questa è la coda di un mostro la cui testa è la visione di un territorio all’esclusivo servizio di un’economia predatoria dell’ambiente e della giustizia sociale: è inaccettabile perdere per sempre 36 ettari di terreno vergine per produrre autovetture per ultraricchi. Massima solidarietà ai 60 lavoratori che non ricevono gli stipendi: ma la collettività viene prima dei loro legittimi diritti e non è mai stata considerata, così come il suo diritto a vivere in un ambiente che non aggiunge altro cemento a un suolo già devastato.
Due domande si impongono pertanto al sindaco da oggi ultimativo: se i 36 ettari possono tornare a uso agricolo, per quale motivo si è sempre affermato che i diritti acquisiti non sono più modificabili? Perché non puntare inoltre su progetti si mobilità alternativa e dolce e non ancora una volta su fabbriche di automobili che non fanno altro che sostituire numericamente auto ibride e forse elettriche ad auto ad energia fossile? Non ci appassiona parlare delle Cayman, ma dei caimani che fanno scempio del loro territorio in nome del progresso.
Francesco Fantuzzi, ecologia integrale