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“Silk Faw, quando la politica fa retromarcia”

8 ottobre 2022 | 14:52
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“Silk Faw, quando la politica fa retromarcia”

Reggio Emilia in Comune: “Siamo rimasti sbalorditi dalle parole del sindaco e del vicesindaco Pratissoli”

REGGIO EMILIASiamo passati dal “meritiamo il Nobel per la Pace” al “nutro scetticismo e pessimismo sull’investimento” del sindaco Luca Vecchi e dal “sarà il più grande investimento dal dopoguerra” a “la città andrà avanti anche senza Silk Faw”. Insomma tutto e il contrario di tutto.

La commissione consiliare sulla joint venture sino americana ha evidenziato e confermato ciò che da un anno a questa parte stiamo denunciando: il progetto non è credibile e non è sostenibile economicamente ed ecologicamente.  Siamo rimasti sbalorditi dalle parole del sindaco e del vicesindaco Pratissoli i quali hanno elencato tutti i gradi di verifica che le istituzioni hanno compiuto sugli investitori americani e cinesi, fino ad arrivare alla Farnesina. Insomma, non si salva nessuno.

E allora ci chiediamo: come è possibile che nessuno abbia notato lo stato di indebitamento di Silk Ev verso il fondo americano Ideanomics? Come è stato possibile dare immediata fiducia all’imprenditore Krane il quale, per fare un esempio, quest’anno non ha nemmeno i soldi per iscrivere la sua squadra di calcio americana, il Queensboro FC, nella serie B statunitense? Com’è possibile presentare alla città e ai media nazionali un progetto da 1,3 miliardi come cosa già fatta senza copia del rogito sui terreni?

Come è stato possibile raccontare del modello S9 come auto ecologica quando nemmeno in Silk Faw conoscono i dati sui consumi perché, come scrive l’azienda, “il motore non è stato omologato e non ci sono dati disponibili”? Tutto questo mentre gli stipendi continuano a non arrivare e si è dovuto, giustamente, attivare un contratto di solidarietà: un intervento di salvataggio partecipato dal pubblico per una realtà che raccontava di avere i milioni in tasca e che avrebbe dovuto far partire il cantiere a Gavassa

Insomma restano davvero tante domande e dubbi sulla gestione pubblica di questo affare privato. Il fatto che l’amministrazione abbia dato come “dead line” l’approvazione del Piano Urbanistico Generale è sicuramente un elemento di fermezza ma lascia tutto il tempo ai dirigenti della joint venture di dilazionare promesse per ancora due o tre mesi. Davvero troppi per un’azienda che ha mancato di serietà e rispetto verso Reggio Emilia.

Un tema del dibattito per noi importante, ma che ha avuto pochissimo spazio, è l’ insostenibilità ambientale di questo come di qualunque altro progetto edificatorio nell’area di Gavassa. L’Emilia Romagna è la terza regione d’Italia per consumo di suolo. Quando ci si vorrà far carico seriamente di questa responsabilità verso la salute delle persone?

L’area su cui si vorrebbe erigere Silk Faw è ad uso edificatorio, perciò, fallito il primo progetto, molti altri se ne tenteranno. Ma parliamo di 360.000 metri quadri di terreno vergine e fertile, una risorsa importantissima che assorbe CO2 e crea biodiversità. Quello su cui pensiamo ci si dovrebbe focalizzare quando si parla della Silk Faw e di Gavassa, è la necessità di preservare le risorse fondamentali che ci possono garantire ancora una città vivibile.

E’ fondamentale oggi, in piena emergenza climatica, compiere azioni pioniere non pensabili 20 anni fa, come modificare la destinazione d’uso di terreni così vasti, in territori già massacrati dalla cementificazione e bocciare – in virtù del bene comune e del futuro della città – progetti novecenteschi come può essere quello di una fabbrica di automobili.

Ci serve una politica che migliori le norme urbanistiche, mettendo un definitivo stop al consumo di suolo e che crei posti di lavoro in maniera sostenibile, con progetti che non mettano la cittadinanza di fronte al dilemma tra lavoro/salute. L’esperienza di Taranto dovrebbe averci insegnato qualcosa.

Proprio in merito a ciò vogliamo sottolineare il totale disinteressamento della giunta a confrontarsi con i movimenti, i partiti e i comitati che fin da subito, carte alla mano, muovevano dubbi sull’operazione Sil-Faw. Da notare l’assenza in commissione consiliare dei dirigenti dell’azienda e dei rappresentanti di Europa Verde, disinteressati al tema dopo aver votato sempre a favore.

La crisi industriale di miliardari che promettono sogni non può ricadere sul nostro territorio e sui lavoratori, è tempo che Silk Faw paghi tutto a tutti: dipendenti e fornitori. Poi il cda potrà tornare alle Cayman.

Reggio Emilia in Comune