Morte di Mara Cagol, due ex brigatisti reggiani a testimoniare

28 ottobre 2022 | 14:10
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Morte di Mara Cagol, due ex brigatisti reggiani a testimoniare

Loris Tonino Paroli e Attilio Casaletti saranno sentiti il 7 novembre a Torino per identificare il fuggiasco che sopravvisse alla sparatoria. Secondo Luciano Seno, alto ufficiale dei carabinieri, sarebbe il reggiano Lauro Azzolini

REGGIO EMILIA – Loris Tonino Paroli e Attilio Casaletti, due ex brigatisti reggiani, saranno sentiti il 7 novembre, come testimoni, dai pm della procura di Torino che ha riaperto le indagini sulla sparatoria alla cascina Spiotta, avvenuta 47 anni fa in provincia di Alessandria, in cui furono uccisi l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e Margherita “Mara” Cagol che, con il marito Renato Curcio, aveva fondato le Br.

In quell’occasione il tenente Umberto Rocca perse un braccio e un occhio, il maresciallo Rosario Cattafi rimase ferito, l’appuntato Pietro Barberis ne uscì illeso mentre un secondo brigatista riuscì a scappare. L’identità di questo secondo brigatista è rimasta ignota, ma adesso una nuova indagine, coordinata dalla Procura di Torino e dalla Procura nazionale antiterrorismo, con l’appoggio dei carabinieri del Ros, ipotizza che possa trattarsi di un ex dirigente delle Br arrestato qualche anno dopo, condannato per altri omicidi e ferimenti e oggi libero dopo aver scontato le pene accumulate.

Il Giornale di Milano riporta la testimonianza di Luciano Seno, alto ufficiale dei carabinieri e poi del Sismi, che sembra avere le idee chiare su chi sia il fuggiasco. Dice: “Arrivai alla Cascina Spiotta poche decine di minuti dopo il conflitto a fuoco. Mara Cagol era stesa al suolo, nell’erba, già morta. La situazione era terribile, c’erano i due colleghi feriti in modo gravissimo. Dell’altro brigatista che era con lei non c’era più traccia, era riuscito a dileguarsi nella boscaglia. Iniziammo da subito a cercare di dargli un nome, da alcune tracce all’inizio ci convincemmo che fosse Alfredo Bonavita, uno dei fondatori delle Brigate Rosse. Adesso invece a quanto pare si è scoperto che era un altro del nucleo storico, Lauro Azzolini”.

Il reggiano Azzolini, 79 anni, condannato all’ergastolo e ora in libertà, ha risposto in modo enigmatico al Giornale: “Dico solo che di quella operazione si assunse per intero la responsabilità, l’organizzazione Brigate Rosse”.

C’è però una traccia, come scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, che potrebbe aiutare ad identificare il fuggiasco: un’impronta digitale rilevata all’epoca nella cascina-covo che, riesaminata con le nuove tecniche a disposizione, è risultata compatibile con quella dell’ex br archiviata al momento della sua cattura. Per essere sicuri che appartenga a lui si tenterà l’esame del Dna che, con le nuove tecniche a disposizione del Ris di Parma, si potrebbe estrarre dal vecchio reperto. Tuttavia pure l’eventuale attribuzione dell’impronta nel covo sarebbe un indizio, ma non una prova del coinvolgimento nella sparatoria.

Il tenente Rocca disse che il fuggitivo aveva un marcato accento emiliano e quindi l’uomo che cerca la procura di Torino potrebbe essere un ex brigatista delle nostre parti. Dice a Reggio Sera l’avvocato Vainer Burani a cui si sono rivolti i due ex brigatisti reggiani quando hanno ricevuto la notifica dalla procura di Torino che li vuole ascoltare come testimoni: “Stanno sentendo tanta gente in giro per l’Italia che apparteneva al gruppo storico delle Br per cercare di ricostruire la vicenda. Paroli e l’altro ex brigatista reggiano sarano sentiti il 7 di novembre”.

Loris Tonino Paroli, 78 anni, ha fatto parte del cosiddetto Nucleo storico, quelli “dell’appartamento” di Reggio Emilia, con Alberto Franceschini e Prospero Gallinari. Nell’aprile del 1975 fu catturato dalla polizia a Torino, mentre rubava un’automobile e fu condannato a 16 anni di carcere per costituzione di banda armata, associazione sovversiva e per aver partecipato alla liberazione di Renato Curcio nel 1975 dal carcere di Casale Monferrato.

Ha detto a Reggio Sera: “Io non so niente di quella vicenda, perché mi interessavo solo degli operai Fiat e poi, all’epoca, ero in carcere. Tenga presente che le Br erano un’organizzazione divisa in vari fronti e ognuno faceva le cose a modo suo e avevamo tutti nomi di battaglia. Non sapevo neanche che c’era stata quella sparatoria. Ho saputo che era morta la Mara Cagol e basta. Non so neanche chi ha partecipato a quell’azione lì”.

Attilio Casaletti, invece, fu arrestato il 30 settembre 1975 dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri alle porte di Milano.