Salario minimo, De Franco: “E’ ora di introdurlo in Italia”

15 settembre 2022 | 16:37
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Salario minimo, De Franco: “E’ ora di introdurlo in Italia”

Il candidato della lista PD-Italia democratica e progressista: “Il salario minimo, nel nostro Paese, è di 9 euro lordi all’ora, ma circa il 30% dei lavoratori dipendenti è sotto questa soglia”

REGGIO EMILIA – “È ora di ricostruire il rapporto tra sinistra e lavoro, a partire dalla battaglia per il salario minimo. Mercoledì il Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva che introduce questa misura e ora ogni paese avrà due anni di tempo per applicarla. Un passo fondamentale in direzione di un provvedimento molto importante per i lavoratori, su cui l’Italia è colpevolmente in ritardo”.

Lo scrive Lanfranco De Franco, candidato alla Camera dei Deputati con la lista PD-Italia democratica e progressista. Aggiunge De Franco: “Stando ai metodi di calcolo europei, il salario minimo nel nostro paese si attesterebbe a 9 euro lordi all’ora. Il dato impressionante è che circa il 30% dei lavoratori dipendenti oggi si colloca sotto questa soglia. Allo stesso tempo almeno il 12% dei lavoratori italiani sono considerati “working poors”, ovvero lavoratori poveri: in pratica persone che pur in presenza di un lavoro regolare rimangono sotto la soglia di povertà”.

Aggiunge il candidato: “La questione salariale è centrale. Basti pensare alle dirette conseguenze che comporta per esempio in tema di accesso alla prima casa in proprietà o locazione, oppure alla scelta di molte giovani coppie di diventare o meno genitori. Quando poi parliamo di occupazione femminile la situazione risulta ancora più drammatica: la disparità salariale nel settore privato è del 16% a danno delle donne, inoltre lo squilibrio dei carichi di cura familiare genera molti part time involontari e quindi minor reddito. Per finire, le diverse durate dei congedi parentali danneggiano le progressioni professionali e molte donne rinunciano a tornare a lavoro dopo la maternità”.

Secondo De Franco “l’introduzione di un salario minimo contrattuale, accompagnata da una riforma della rappresentanza sindacale, permetterebbe di lasciare alla contrattazione collettiva la facoltà di definire le condizioni contrattuali, ma di applicarle erga omnes con valore legale. Superando l’attuale giungla di 900 contratti collettivi nazionali spesso firmati da sindacati “pirata” che non fanno altro che danneggiare i lavoratori, precarizzando e parcellizzando il lavoro. Queste misure contrasterebbero decisamente il lavoro sommerso, lo sfruttamento e il caporalato”.

Conclude il candidato: “Un ulteriore aiuto per le imprese e i dipendenti sarebbe il taglio del cuneo fiscale su entrambi i fronti, accanto alle forme di integrazione pubblica dei redditi bassi. È altrettanto urgente che la legge già in vigore sulla parità salariale trovi piena applicazione. L’obiettivo è contrastare le forme di part time involontario, parificare in congedi parentali e più in generale costruire un nuovo pensiero sui carichi di cura familiari e sulla conciliazione tra vita e lavoro. Sul fronte lavoro giovanile è necessario abolire gli stage extracurriculari gratuiti e rilanciare l’apprendistato come principale strumento di ingresso sul mercato del lavoro”.