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Emergency, la scelta della pace: “I veri eroi siete voi”

3 settembre 2022 | 13:10
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Emergency, la scelta della pace: “I veri eroi siete voi”

Il direttore di Avvenire Tarquinio, la filosofa Di Cesare, il vignettista Biani e la scrittrice Bruck si sono confrontati su “Ripudiare la guerra: una questione di scelte”

REGGIO EMILIA – Un festival come quello di Emergency che si chiama “La scelta”, non poteva che iniziare con un dibattito dal titolo “Ripudiare la guerra: questione di scelte”. Ieri pomeriggio, in piazza Prampolini, hanno dibattuto su questo tema il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, la filosofa Donatella Di Cesare, il vignettista Mauro Biani e la scrittrice Edith Bruck, con la moderazione di Emanuela Bonchino.

Quest’ultima ha aperto il dibattito ricordando che in Ucraina, secondo il bilancio stilato da Unicef e Onu, sono morti cinquemila civili morti e, fra questi, mille bambini.

Per prima ha preso la parola Edith Bruck, scrittrice di origini ungheresi sopravvissuta ai campi di concentramento. Ha detto: “Ho visto talmente tanti soldati e atrocità durante la mia prigionia ad Auschwitz quando avevo solo 13 anni. Ancora oggi soffro se vedo un’arma. Sulla cintura dei tedeschi c’era scritto: ‘Dio è con noi’. Come facevano ad utilizzare Dio per uccidere dei bambini? Ne hanno ammazzati oltre un milione. Sono dovuta ricorrere a un matrimonio falso, quando sono arrivata in Israele, per liberarmi dal servizio militare. Se esiste una guerra giusta? No, la guerra chiama la guerra e l’odio chiama l’odio. Gino Strada ha fatto qualcosa di straordinario. Se ci fossero più Gino Strada in questo mondo, il pianeta sarebbe più vivibile. Da 62 anni vado nelle scuole a parlare con i ragazzi e racconto tutto quello che mi è accaduto. E’ un lavoro faticoso, ma questa è la mia scelta. E’ importante. ‘Basta una goccia di bene in questo mare nero’, mi ha detto il Papa quando l’ho incontrato. Gli ho risposto: ‘Beh, io ho fatto una pozzanghera’”.

Poi è stata la volta di Marco Tarquinio che si è chiesto: “Come fermiamo Putin? Dopo sei mesi è evidente che non lo si ferma continuando a riempire di armi, distruzione, morte e dolore un altro pezzo di mondo. Il 169esimo paese segnato da una delle guerre aperte, in questo momento, sulla faccia della terra. Non le vediamo le altre, ma questa non possiamo far finta di non vederla. Stanno morendo i figli dei poveracci che stanno andando al fronte in quella che Putin chiama operazione speciale per non dire guerra, perché, se usasse quella parola, dovrebbe chiedere l’approvazione della Duma, chiamare la coscrizione obbligatoria e mandare i figli della classe media a battersi. Si narra che il 40 per cento dei reparti avvicendati si rifiuti di tornare al fronte e lo possono fare perché non è guerra. Li licenziano”.

Ha aggiunto il direttore di Avvenire: “Si ferma Putin dando forza a questa gente e dandogli cittadinanza mediatica, ma non gliela stiamo dando in Occidente. L’abbiamo data, invece, ad altri. Penso al Sudafrica dell’apartheid. L’unico caso in cui le sanzioni hanno portato qualche frutto, perché c’erano un movimento civile non violento in quella società, l’attenzione dei media e la pressione degli Stati. Inoltre c’erano dei leader coraggiosi che, invece di mandare il proprio popolo al massacro, andavano in carcere per anni. Questa è la strada da battere”.

E ha concluso: “So che non si può fare la pace sulla testa degi altri, ma sono stufo della mia parte di mondo che fa la guerra con i petti degli altri. E penso che il tempo sia maturo per un movimento più forte dal basso. Stiamo andando a votare: avete sentito qualche parola nella guerra nei comizi dei politici? Ci stanno portando verso un inverno in cui si morirà sui campi di battaglia e in cui patiremo le conseguenze di una guerra ingiusta che spacca di nuovo il mondo. Gli eroi sono quelli che non fanno la guerra e non ammazzano. Sono quelli di Emergency”.

emergency

Ha preso poi la parola Donatella Di Cesare che ha detto: “E’ diventato difficile parlare ed intervenire sulla guerra. L’idea che, se vuoi la pace, devi preparare la guerra è un luogo comune sbagliato. Perchè è la pace che ci costituisce, perché senza l’altro noi non possiamo esistere. Dopo quello che il nostro continente ha vissuto nel ventesimo secolo chi avrebbe mai immaginto una guerra in Europa? Sulla base della nostra storia dovremmo avere imparato l’importanza della politica. Stiamo accettando da mesi questa decivilizzazione. Questo ritorno all’idea che i conflitti possano essere risolti con la violenza e con il ricorso alle armi. Questa è la grande sconfitta. Cosa ha fatto la dirigenza europea? Sappiamo che nelle guerre pagano i più poveri, i più deboli e i più esposti. Noi italiani siamo coinvolti in questa guerra e ci hanno portato in una situazione di semi belligeranza”.

Ha aggiunto la filosofa: “L’inflazione, la crisi energetica e i razionamenti non sono una calamità come la pandemia. Sono l’effetto di questa guerra. Ci sono delle responsabilità politiche. Da una parte vediamo il santuario degli Stati Uniti che può essere immune da tutto questo e, dall’altro, l’Europa che è consegnata alla catastrofe e ha compiuto un suicidio. Per me la Russia fa parte dell’Europa e la cultura russa fa parte di quella europea. Non riesco a vederli come nemici. Si deve fermare Putin democraticamente e non con la guerra”.

Ha poi concluso: “Sono diventati sempre di più quelli che in Italia pensano che la guerra debba essere fermata e secondo me, oggi, sono la maggioranza. Non si tratta solo di pacifisti. Il fatto è che io mi costituisco attraverso l’altro. E’ l’odio uno sforzo e non la pace. In Italia c’è una opinione pubblica molto contraria a questa guerra, ma non riesce ad avere voce. Questo è davvero un enorme problema. Tuttavia penso che, piano piano, questo movimento diventerà sempre più importante”.