Gazza: “Il programma del Pd non può coincidere con l’agenda Draghi”

9 agosto 2022 | 11:01
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Gazza: “Il programma del Pd non può coincidere con l’agenda Draghi”

Il segretario provinciale del Pd: “Non sono convinto che la destra otterrà la maggioranza. Se noi mettiamo in campo una campagna elettorale fatta bene abbiamo delle possibilità”

REGGIO EMILIA – “L’Agenda Draghi era il risultato di una grande coalizione che andava dagli amici di Orban fino a noi. Dobbiamo tenere solo la parte vicina alle nostre tematiche. Il programma del Pd non può coincidere con l’Agenda Draghi”.

Il segretario provinciale del Pd, Massimo Gazza, si sta godendo qualche giorno di ferie al mare prima di tuffarsi nella festa provinciale del suo partito che si terrà al Campovolo dal 24 agosto al 4 settembre. Una festa che si trasformerà, inevitabilmente, in uno snodo fondamentale della campagna elettorale.

A che punto è l’allestimento della Festa del Pd?
La Festa è stata montata all’80 per cento: vanno allestite le attrezzature esterne e ne mancano alcune interne, il palco per i concerti e le rifiniture. Il programma politico sarà pronto nelle prossime 48 ore in attesa di conoscere i candidati nei collegi, perché noi li abbiamo indicati, ma adesso ci deve essere l’approvazione del nazionale. Certo non è più una festa tradizionale, ma è diventata uno snodo fondamentale della campagna elettorale.

Cosa pensa della rottura con Calenda?
Penso che Calenda abbia perso un’occasione e che il Pd e i suoi alleati ora hanno la possibilità di presentarsi con una proposta netta e chiara agli elettori che faccia leva su lavoro, disuguaglianze sociali, scuola e ambiente. Sono convinto che le nostre proposte e la costruzione di un progetto sociale potranno regalare al fronte progressista e riformista delle grosse soddisfazioni. Credo che sia il momento di una proposta seria che, al momento, i nostri competitor non stanno proponendo. Calenda fa solo dei tweet e del populismo elitario. Inoltre non credo che il Pd non possa coprire il campo riformista che, ipoteticamente, rappresentava Calenda. Il Pd ha una grossa spinta espansiva vero il fronte riformista, ma anche verso quello socialdemocratico e progressista.

Il fatto è che, al momento, gli italiani si trovano di fronte a un centrodestra apparentemente compatto, già in campagna elettorale con le sue proposte e a un centrosinistra che appare rissoso e litigioso. Non crede che sia dannosa questa situazione?
E’ il momento di fare scendere in campo una contronarrazione. Le proposte del centrodestra sono le stesse di quando io ero al liceo: flat tax, cartelle di Equitalia e nucleare. Il fronte progressista deve mettere in campo, urgentemente, le sue proposte. Letta ha fatto un lavoro utile, ma alcuni hanno optato per una scelta irresponsabile che si rifletterà sul risultato elettorale. Domenica c’è la direzione. Da lì si parte con una campagna elettorale aperta.

Dopo lo strappo con Calenda, ora il Pd non ha più scuse. Non ha più vincoli e condizionamenti, risponde solo ai suoi elettori e al Paese e può liberare la sua identità. Questo a patto di sapere qual è. Qual è oggi questa identità?
Il Pd è sicuramente il partito del lavoro, dei diritti sociali e individuali ed è il partito della sanità pubblica e della scuola come riduttore delle disuguaglianze. La forza del Pd, in una competizione come questa, è di portare valori che si devono tradurre in proposte politiche da mettere in campo insieme ai suoi alleati: i Verdi sui temi ambientali, Fratoianni per una sinistra critica e +Europa per i temi più riformisti.

Letta fa spesso riferimento ad un’Agenda Draghi. Ma Draghi non c’è più. Non è sbagliato, secondo lei, rifarsi a una figura esterna e a tematiche che facevano parte di un’altra coalizione per la vostra campagna elettorale?
Quella di Draghi è un figura che gli italiani hanno apprezzato, ma certamente il nostro programma non può coincidere con l’Agenda Draghi in toto, ma solo con la parte più vicina al sociale, alla riduzione delle disuguaglianze e del cuneo fiscale. Dobbiamo prendere la parte che abbiamo determinato quando eravamo al governo. L’Agenda Draghi era il risultato di una grande coalizione che andava dagli amici di Orban fino a noi. Dobbiamo tenere solo la parte vicina alle nostre tematiche. Il programma del Pd non può coincidere con l’Agenda Draghi.

Il Pd, insieme a Verdi, Sinistra italiana e +Europa, secondo i sondaggi, difficilmente potrà vincere le elezioni. Può solo sperare che il centrodestra non vinca. Dopo, per governare, probabilmente sarà costretto ad allearsi con i Cinque stelle. Perché non farla prima questa alleanza?
Sul risultato finale di questa campagna elettorale non sono così convinto che la destra otterrà la maggioranza. Se noi mettiamo in campo una campagna elettorale fatta bene abbiamo delle possibilità. Se il Pd e gli alleati fanno quello che devono fare possono essere competitivi. Poi vedremo quello che accadrà il 26 settembre. Oggi l’alleanza con i Cinque stelle è complicata per diverse ragioni, soprattutto legate alla caduta del governo con quello che è stato un gesto irresponsabile da parte loro. Vedremo cosa succederà il giorno dopo le elezioni. Siamo una Repubblica parlamentare e il Parlamento troverà una soluzione per rendere governabile il paese.