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Febbre del Nilo, morta una 74enne al Santa Maria Nuova

17 agosto 2022 | 13:55
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Febbre del Nilo, morta una 74enne al Santa Maria Nuova

La donna, gravemente immunodpresssa, malata anche di Covid, era ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’Arcispedale Santa Maria Nuova dal 7 agosto scorso. E’ la prima vittima a Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – Una 74enne, gravemente immunodepressa, è morta ieri per una meningoencefalite da West Nile con concomitante infezione da Covid. E’ il primo decesso di febbre del Nilo a Reggio Emilia. La donna era ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’Arcispedale Santa Maria Nuova dal 7 agosto scorso. Scrive l’Ausl: “La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare comuni del tipo Culex, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo”.

L’infezione
Nella maggioranza dei casi le persone che contraggono il West Nile virus non mostrano alcuna sintomatologia e l’infezione passa inosservata e a completa insaputa del paziente. Nel 20% dei casi, il West Nile virus può determinare una serie di lievi sintomi, molto simili a quelli influenzali; sono invece ancora più rari (solo l’1%) gli episodi in cui l’infezione determina dei gravi disturbi al sistema nervoso centrale, come encefaliti o meningiti. Sono questi i casi trattati negli ospedali che, in pazienti anziani o fragili, possono essere a prognosi infausta. È stato osservato che il West Nile virus ha maggiori probabilità di sviluppare un’infezione che porta al decesso in soggetti anziani e immunodepressi dove, oltretutto, il virus può peggiorare una situazione clinica già difficile e portarli a sviluppare complicanze molto severe, anche se non strettamente collegate al virus.

Le misure di prevenzione

I cittadini possono difendersi con questi interventi:

1 – Evitare il ristagno d’acqua: eliminarla da sottovasi e giochi per i bambini, garantire il ricircolo nelle piscine e nelle fontane, inserire in vasche e laghetti predatori naturali come pesci rossi o gambusie che aiutano nella lotta biologica alle zanzare. È bene innaffiare orti e giardini senza creare pozzanghere e coprire sempre con zanzariera o svuotare ogni due giorni eventuali bidoni per la raccolta dell’acqua piovana.
2 – Effettuare trattamenti larvicidi: quelli consigliati contro la zanzara tigre sono già efficaci anche contro la culex. I prodotti, chimici o microbiologici, sono acquistabili in farmacia o presso le rivendite di prodotti agricoli. È sempre consigliabile rivolgersi a personale specializzato per individuare il formulato più appropriato, evitando il fai-da-te. Opere di disinfestazione con prodotti adulticidi da parte di privati cittadini nelle aree di residenza sono sconsigliate in quanto un utilizzo scorretto può contribuire a creare fenomeni di resistenza delle zanzare agli insetticidi
3 – Proteggersi sempre dalle punture: in ambienti chiusi usare zanzariere ed eventualmente insetticidi adatti (leggere sempre attentamente le avvertenze). All’aperto, soprattutto nelle ore serali indossare indumenti di colore chiaro, che coprano quando possibile anche braccia e gambe; evitare profumi, creme e dopobarba che attraggono gli insetti; usare repellenti cutanei (verificare sempre le caratteristiche – principio attivo, concentrazione, precauzioni d’uso ecc. – e l’età minima di utilizzo). Attenzione, le abitudini di culex cambiano nel corso della stagione, e verso la fine dell’estate cominciano a pungere anche al crepuscolo.